Su suggerimento di Brix apro e (già che ci sono ) inauguro questa nuova sezione con la mia personale presentazione, invitando gentilmente anche tutti voi a fare lo stesso, aprendo una nuova discussione per ogni presentazione...Mi chiamo Stefano Capurro,
ma quasi tutti mi chiamano Sten, forse perché e più corto o forse perché parlo, canto, suono, scrivo, lavoro e vivo a raffica, come l’omonimo fucile mitragliatore inglese della II Guerra Mondiale, così come a raffica vengo colpito dagli attacchi di cefalea durante i miei grappoli.
Ho 47 anni e i primi attacchi, anche se decisamente più benigni e rari di quelli odierni, li ho avuti prima dei 10 anni d’età (il primo già a 7 anni).
Come potrete immaginare, prima di giungere ad una
autodiagnosi precisa (purtroppo) quanto fortuita ho dovuto attendere sino ai primi anni ’90, anche perché la sorte non ha certo aiutato ne’ i medici ne’ il sottoscritto offrendo il destro per tutta una serie di possibili diagnosi dall’apparente logicità:
il primo attacco venne imputato ad una reazione nervosa dovuta ad un incidente avuto in bicicletta nel quale mi ferii piuttosto gravemente a un ginocchio (7 anni): “Un paio di Cibalgine e vedrai che passa!”
In seguito gli attacchi vennero imputati a disturbi della vista quali miopia e astigmatismo (8 anni): ”Un bel paio di occhiali e non avrai più male!”
Intorno ai dieci anni, visto il protrarsi del disturbo nonostante gli occhiali, i medici conclusero (suffragati da referti radiografici) che doveva trattarsi di un disturbo di natura rinologica (setto nasale leggermente deviato ed evidente ipertrofia dei turbinati nasali), perlomeno si era esclusa l’eventualità di un tumore al cervello!: “Un paio di taglietti a quei brutti turbinatoni e sarai come nuovo!”
Naturalmente non mancai di incasinare ulteriormente il panorama delle possibili cause provvedendo a cadere da quasi 2 metri battendo l’arcata sopraciliare destra (lato grappoloso) contro un muretto di pietra, oltre a consentire che un amichetto mi fiondasse, sempre l’occhio destro (a casa mia si chiama sfi@a!) durante una sassaiola di cortesia.
Passò il tempo e, in piena adolescenza, un dentista si rese conto che nella mia dentatura spiccavano (per le loro ridotte dimensioni) un paio di simpaticissimi canini da latte, dato che quelli permanenti da "predatore" adulto avevano pensato bene di restarsene inclusi nella mascella (RX panoramica alla mano): “Ti smonto la faccia, ti cavo quel paio di denti dall’osso, ti monto un apparecchio tipo Alien 4 (a 17 anni), ti spello con la parcella e vai felice!”
Inutile dire che, non fidandomi dei Soloni della medicina, continuai a contorcermi e bestemmiare consumando quintali di antinfiammatori vari e sciogliendo tonnellate di ghiaccio fino a quando, a cavallo fra il ’92 e il ’93 (a 28 anni), un amico grafico pubblicitario (col padre informatore farmaceutico) che aveva avuto per la mani la bozza di un libretto di divulgazione ai medici sui prodigi del Sumatriptan nella cura delle cefalee, riconoscendo nel faccione edematoso-lacrimante e col moccio al naso dell’illustrazione del paragrafo “Cefalea a Grappolo” quell’espressione che in qualche occasione mi aveva vista dipinta in volto, pensò di omaggiarmi di copia della bozza del libretto stesso nonché di un autoiniettore-bazooka a colpo singolo sottratto al padre.
La lettura dello sgrammaticato libercolo gergal-professionale m’illuminò d’immenso; ero proprio io, c’avevo il grappolo eccheccà !
Al primo accenno (oggi parliamo di “Shadow”) puntai il bazooka e feci fuoco.
Sentii uno spiacevole senso di oppressione, prima al cuore poi in gola, mentre occhio e tempia cominciavano a pulsare come la grancassa di una batteria tecno-haus ma, cribbio, il dolore saliva sì ma non al solito livello da bungee-jumping senza elastico; avevo finalmente trovato una valida alternativa alla P38!
Il giorno dopo cominciai la campagna di corruzione di qualsiasi informatore farmaceutico e/o medico in possesso di campioni della preziosa sostanza, riuscendo così a sopravvivere all’ennesimo grappolo.
Ma ogni bel gioco dura poco e l’IMIGRAN abbandonò presto la fase pionieristica, il formato-bazooka e le campionature a pioggia, era giunto il momento della commercializzazione a prezzi da gioielleria dell’elegante formato PENKIT reperibile solo dietro ricetta medica, e il medico lo prescriveva solo su indicazione dello specialista.
Fu così che giunsi nel ’94 al “Mondino” (vecchio manicomio pavese) dove venne provato aldilà di ogni ragionevole dubbio che proprio di Grappolo si trattava; ero così legittimato a dilapidare stipendi pur di sopravvivere.
Per fortuna poi è passato di fascia.
Negli anni che seguirono tentai senza successo diverse terapie preventive.
Poi...
Era un Sabato mattina di fine Settembre 2001 e la BESTIA mi stava già da qualche giorno mandando segnali che il mio GRAPPOLO ESTIVO stava per terminare.
Non mi rimaneva che preparami psicologicamente all’arrivo del mio GRAPPOLO INVERNALE che a metà Novembre si sarebbe ripresentato ahimé con la sua sconfortante puntualità.
Non molto convinto decisi di dare un’occhiata in INTERNET per vedere se c’era qualche informazione su eventuali nuove terapie.
Fu così che mi ritrovai a visitare un Sito mai visto prima. Il sito, oltre che informazioni sulla CH e sulle terapie più comuni, portava anche un numero di telefono e il “faccione” simpatico di tal Riccardo Pentenero che, con tanto amore si era preso la briga, di creare il sito stesso.
Ricordo che uscii di casa a passeggiare per i campi (come faccio spesso) con in mano il mio “Telefonino” ancora incerto sul da farsi.
Mi ritrovai quasi in automatico a comporre il numero trovato in internet…
“Pronto… Ciao mi chiamo Sten e soffro di Cefalea a Grappolo…”
Questa semplice frase fu l’inizio di un percorso che mi ha letteralmente cambiato la vita.Riccardo ed io rimanemmo al telefono per più di un’ora e, sapendo ora quanto Ricky odiasse i telefoni, comprendo e apprezzo ancora di più la passione che ha dedicato a tutti noi. Fra le altre cose mi disse anche che più o meno a breve si sarebbe organizzato un incontro con altri Sofferenti al quale fui invitato, accettando con entusiasmo.
Quando arrivai a casa ero già un’altra persona. Per la prima volta avevo parlato con un essere umano che CAPIVA ESATTAMENTE COSA PROVAVO, al di là delle affermazioni compassionevoli di parenti amici e medici che però (buon per loro) NON POSSONO E MAI POTRANNO CAPIRE di che dolore noi si soffra.
L’incontro avvenne circa un mese dopo a casa di Piera Ravazzoli Bocchio che, se è pur vero che di MAMMA CE N’E’ UNA SOLA, lei ha saputo fare eccezione adottando tutti quelli che da lì in poi avrebbero cominciato ad autodefinirsi GRAPPOLATI (grazie Francesco di Parma per il nomignolo che hai coniato).
Scoprimmo che proprio lei, Piera (la nostra dolce MILADY) era stata l’elemento propulsivo che aveva spinto Ricky verso l’avventura in Internet.
Già socia insieme a Ricky dell’OUCH Americana, Piera stava spingendo sempre più sull’acceleratore affinché si venisse a crearne anche la Branch Italiana.
E fu così che, insieme ad altri Grappolati ai loro Supporter e qualche Medico presenti, Riccardo Pentenero, Piera Ravazzoli Bocchio, Valter Trovò, Davide Schiantarelli e il sottoscritto Stefano Capurro decisero che avrebbero dato vita all’OUCH Italia…
A Gennaio del 2002 la cosa era già una realtà !
Da quel momento in poi molte cose sono state fatte:
Abbiamo avviato collaborazioni con Medici Specialisti d’eccezione. Abbiamo attivato collaborazioni con altre Associazioni in campo medico. Alcuni di noi sono stati intervistati in televisione.
... e molto, molto altro...
Ma, soprattutto, abbiamo creato quel “Focolare Comune” intorno al quale i Grappolati possano riunirsi nella certezza di trovare il conforto di una vera e piena comprensione umana.
Molti nuovi amici abbiamo raccolto lungo il cammino così come, purtroppo, qualcuno lo abbiamo perso…
Non abbiamo più il conforto costruttivo, coraggioso e materno della nostra Piera, che un male incurabile ha voluto portarci via lasciandoci un vuoto incolmabile, non godremo più delle risate di Fabio Avella, precipitato in montagna con il suo elicottero, non potremo più abbracciare quell'indomabile "Tronco di Pino" del nostro Riccardo, anche lui "rubatoci" da un male incurabile...
Ma noi siamo qui a testimoniare anche per loro la volontà di lottare insieme contro la Cefalea a Grappolo, contro LA BESTIA e che, anche in assenza di una CURA DEFINITIVA, troviamo ogni giorno nuove armi per sopportare e andare avanti grazie al lavoro di Medici di Estrema Specializzazione Professionale e Grande Spessore Umano ma, soprattutto, grazie alla Forza e al Coraggio che siamo in grado di infonderci gli uni con gli altri ogni giorno… Ogni Giorno… Ogni Giorno !
Questo è lo spirito dell’OUCH Italia.
Che la vita vi sia leggera.