La descrizione di un attacco
(L. Kudrow, 1980)
Dopo un periodo di alcune ore, in cui mi sono sentito euforico e pieno di energia, comincio a percepire una sensazione di "ripienezza" nelle orecchie, simile a quella che si prova durante una rapida discesa su un aeroplano o un ascensore. A quel punto divengo conscio di un fastidio piu' intenso alla base del cranio, che si estende a tutto il capo, per quanto piu' marcato a destra. Sono trascorsi due o tre minuti. Ben poca cosa, ma sufficiente per capire che un attacco di cefalea a grappolo e' ormai cominciato e sta per divenire rapidamente piu' intenso. Tale certezza anticipatoria mi costerna e mi trovo a dover decidere se continuare la mia attivita' o cancellare tutto e cercare un luogo in cui potermene stare solo. L'ansia, la paura, il panico ed il desiderio di essere da solo aumentano lentamente. Mi accorgo che sto "ascoltando" i cambiamenti che si stanno verificando nella mia testa. L'attacco si sta estinguendo prematuramente, oppure avanza o rimane stabile? Una pugnalata improvvisa colpisce la mia tempia, poi ancora - da qualche parte vicino all'apice del cranio e sui molari superiori, sempre a destra.
Mi colpisce ancora alla base del cranio e poi, repentinamente, in una piccola area sul sopracciglio. Il mio naso e' chiuso e, al tempo stesso, cola. Se solo potessi starnutire, forse l'attacco finirebbe… ma nonostante tutti i miei tentativi, lo starnuto non arriva. Mentre i colpi continuano come pugnalate, un dolore sordo si manifesta, crescendo, su un'area grande quanto una mano in corrispondenza dell'occhio e della tempia. … Devo togliere la cravatta e sbottonare il collo della camicia, ma so gia' so che cio' non alleviera' in alcun modo il mio dolore. Nel tentativo di interrompere il mio disagio, metto la testa fra le gambe, ma il dolore persiste invariato….. Guardandomi allo specchio vedo un volto affilato, pallido e sofferente, la palpebra destra e' lievemente abbassata, mentre il bianco dell'occhio destro e' striato da vasi sanguigni. Non riesco a stare fermo, abbandono lo specchio ed alterno momenti in cui cammino a momenti in cui resto seduto sulla sedia. Come al solito mi assale la paura che il dolore non finisca piu', ma mi scrollo dalla mente il pensiero impossibile, anche perche' nel caso in cui il dolore non diminuisse, sicuramente mi ucciderei ….
Il dolore adesso e' dietro e sopra l'occhio, peggiora. Sembra una forza che preme cosi' forte da spingermi la testa all'indietro. La forza alterna intensificazioni e attenuazioni, ma la durata delle esacerbazioni sembra aumentare. L'attacco e' ormai al suo apice, celebrato dalla fuoriuscita di lacrime dal mio occhio destro. Sta durando da 45 minuti.
Mia moglie si affaccia alla porta. La guardo e vedo la sua espressione mista di pieta' frustrazione ed inutilita'. Lei vede la mia faccia torturata, cosi' come io l'ho vista in altre occasioni, riflessa nello specchio a questo punto dell'attacco: una bocca spalancata, piena di saliva, un volto grigio, bagnato su un lato ed una palpebra quasi chiusa, il tutto mescolato all'odore di dolore e di angoscia. Chiude la porta e se ne va, provando dolore per me, rabbia per la stupidita' della scienza medica e colpa, perche' nelle profondita' della sua mente si agita il sospetto di essere la causa delle mie sofferenze.
Piango per lei, piango per me. Il dolore e' pazzesco. All'improvviso mi pervade una furia cieca: alzo una sedia e la sbatto sul pavimento, colpisco ripetutamente il muro con un pugno. Il dolore persiste.
Ora i momenti in cui il dolore e' meno intenso durano piu' a lungo. Mi concedo il sospetto che l'attacco stia per finire….. E' vero, il dolore sta svanendo. La discesa dalla montagna e' rapida. La "forza" se n'e' andata. Solo il dolore intenso rimane. La narice e l'occhio continuano a colare. La strada del ritorno, come in tutti viaggi, copre lo stesso tragitto, ma in maniera piu' rapida. Il dolore lancinante ora e' piu' facilmente tollerabile. Se ne va… La mia testa si risveglia da un incubo di tormento. Occhio e naso sono asciutti ora. Sospiro. Raccolgo gli indumenti umidi sparsi sul pavimento e li deposito in un cesto. Raddrizzo la sedia innocente e mi massaggio il pugno dolente. Cosi', finita la battaglia e pulito il campo, apro la porta ed entro nel mondo senza dolore….fino a domani.