Praticamente concordo con tutti voi.
Per quanto ci si possa scherzare sdrammatizzando è chiaro che l'argomento è nel cuore di ognuno di noi, episodici e cronici.
Danni?
Be', saremmo veramente ingenui se credessimo di non averne.
La CH è prevalentemente dolore.
Il dolore è un evento traumatico, un concatenarsi di reazioni metaboliche e quindi fisiche e psichiche, strettamente intrecciate tra loro in un abbraccio che a sua volta genera un circolo vizioso a crescere di ulteriori eventi e reazioni agli eventi.
Mi è impossibile distinguere l'effetto organico da quello psichico, soprattutto quando si parla di dolore.
Il dolore è come una temporanea catastrofe alla quale il nostro corpo e la nostra mente, insieme, alleati, reagiscono come possono.
Quando la catastrofe si ripresenta ripetutamente si genera anche uno stato d'allerta tra una catastrofe e l'altra che condiziona il tempo libero dalla catastrofe e anche il modo di reagire alla catastrofe successiva quando arriva.
Dal punto di vista organico generale il dolore è semplicemente uno stato d'allerta nel quale tutte le funzioni vitali (sist. cardiocircolatorio, sist. nervoso, sist. respiratorio, e tutti gli altri apparati di conseguenza) accelerano, si mettono in guardia, si modellano preparandosi a una potenziale lotta. L'organismo mette in circolo ormoni e neurotrasmettitori improvvisamente e in grande quantità che agiscono sugli organi stimolandoli alla reazione, compresa la produzione di sostanze atte ad alleviare il dolore, a renderci emotivamente combattivi e potenziando temporaneamente la capacità attentiva.
Nel caso specifico della ch aggiungiamo che la zona colpita dal dolore, emilato del viso, occhio, nervi facciali, vista, olfatto, udito e sensibilità tattile viene investita da tutte le attenzioni possibili mandando alle stelle ogni tipo di sensibilità e di attività locale.
A termine dell'evento doloroso ogni funzione torna gradualmente al ritmo basale che consente di recuperare le energie investite durante l'evento eccezionale doloroso.
E' chiaro che nella ch la cadenzialità degli attacchi a un certo punto non consente il recupero delle energie, innescando un meccanismo di indebitamento a crescere.
La faccenda vale per tutti, ma certamente soprattutto per chi essendo cronico non ha a disposizione il tempo utile per recuperare. Anche solo fisicamente il corpo non riesce a reggere questa condizione a lungo, inevitabilmente va alla ricerca di compensi per appianare lo sforzo e tra un attacco e l'altro fatica a riprendere il ritmo lento.
La faccenda è aggravata dal fatto che la ch è probabilmente scatenata da un disturbo del ritmo circadiano scandito dall'ipotalamo. Di fondo il nostro problema sembra essere proprio una incapacità di regolare i ritmi di sforzo-riposo-recupero-ripresa.
Mentalmente riceviamo continui scossoni, partendo da un'emotività di fondo intensa, da una sensibilità delicata, da un'intelligenza obbligata ad alternare momenti di iperattenzione e concentrazione alla necessità di non pensare a nulla, di lasciarsi travolgere. Fatichiamo a rilassarci perchè di fondo il rilassamento è un elemento scatenante degli attacchi, e abbiamo paura, la paura è simile al dolore nelle sue manifestazioni.
Viviamo intensamente.
Il corpo e la mente lavorano molto, riposano poco.
L'elenco di quante potenziali conseguenze organiche e mentali può dare questa condizione è talmente lungo che se fosse una strada potremmo raggiungere alfa centauri e ritorno sei volte in bicicletta senza mai ripetere lo stesso percorso.
Poi. Dopo. Possiamo pensare agli effetti collaterali dei farmaci se ne abbiamo presi. All'effetto collaterale del dolore non curato, se abbiamo pensato di tenercelo e basta.
E così faremo i conti con questo dato di fatto, anzi qualcuno di noi li sta già facendo i conti.
I conti potrebbero cominciare da quante ore al giorno, da quanti giorni, da quanti anni.
Poi il conto si può fare anche all'inverso, oppure semplicemente
tempo del dolore VS tempo senza dolore
Che in fondo è quello che mi chiederei anche se non avessi la ch.
Che in fondo è vivere.
Affronto per forza di cose l'argomento ogni giorno, perchè la ch il conto lo presenta da sola, senza averglielo chiesto. E mi presenta i danni, e a ogni danno rifletto, e cerco la soluzione.
Come sarebbe stato senza non posso saperlo.
Posso invece cercare un ritmo che sia il migliore possibile per me, perchè il mio ritmo comprende la ch, comprende tachicardia, insonnia, paure, dolore.
Lo cerco dondolando su un equilibrio che spero sempre sia il migliore possibile.
Lo cerco usando strumenti che scopro, che trovo, che abbandono per lasciare spazio ad altri migliori.
Lo cerco chiedendomi se oggi ho sorriso abbastanza.
Lo cerco confrontandomi con chi mi sta accanto.
Lo cerco osservando come hanno trovato altri il loro di equilibrio.
Lo cerco anche chiedendomi come poter mantenere questo sorriso anche domani, con semplicità, non con la paura, perchè di paura ne ho già abbastanza.
Cercando scopro anche che io ci sono cresciuta con questa bestia. La sua presenza ha inciso non solo sulla mia frequenza cardiaca, o sulla mia predisposizione alla creatività o all'iperattività, non solo sul mio rischio alla cardiopatia ischemica o alla miopia. Ha inciso nelle mie scelte. Nella mia storia.
Nella mia creatività.
Ha inciso sul mio sorriso.
E così guardando gli effetti collaterali e le predisposizioni vi esorto a guardare entrambe le facce di questa medaglia, altrimenti rischiamo di considerarci degli sfi@ati destinati a chissà quale ulteriore pena.
dedichiamo attenzione alle predisposizioni, prevenendo quelle negative, alimentando quelle positive.
Ecco il mio parere di fatina.
Lungo e palloso ma sorridente.
miao