Marcello tesoro,
avrei potuto rispondere prima, ma avrei avuto così tante cose da dire che mi sarebbe venuto il magone e con quello molti altri magoni...
Non esiste un giusto o sbagliato. Esiste che viviamo una malattia che di noto ha soltanto il nome e che a sua volta cambia forma in ognuno di noi adeguandosi a chi siamo a in quale momento siamo a come reagiamo oggi piuttosto che domani.
Così noi siamo creativi e questa bestia con noi.
Come molti potrei raccontare una storia raccapricciante e in parte l'ho fatto in passato, con diagnosi mancate, grappoli finiti a ingannare gli errori dei medici che si compiacevano dei loro interventi e dei miei sospiri di sollievo, potrei raccontare degli anni passati a prendere farmaci inutili, i pronti soccorsi e le fiale ennesimamente inutili di morfina, i toradol come caramelle, i neurochirurghi e poi di nuovo denti e otorini e oculisti e smetto qui.
Non so se c'è un colpevole ma sicuramente ti hanno maltrattato. Perchè curare una bestia sconosciuta prevede l'ammettere di non conoscerla e il tentare di farlo. Per conoscere la tua bestia avrebbero dovuto parlare con te, con me, con tutti noi. Cercare di ascoltare, ricostruire una storia fatta di milioni di miliardi di mattoncini e sedersi a riflettere con te, con me con tutti e chiedersi -adesso, cosa è meglio fare?-
Sappiamo che una cura esiste, lo sappiamo anche noi cronici, anche noi farmacoresistenti a furia di resistere ai farmaci. E' una cura fatta di ingredienti segreti, che un medico non riesce a vedere, ma che potrebbe insegnarci a cercare. Perchè sono nostri. Sono nascosti nei dettagli, e bisognerebbe imparassimo a osservarli, a raccoglierli in un salvadanaio, a immortalarli come attimi da non dimenticare.
Un medico ha solo chimica a disposizione, a volte un'umanità che può racimolare nel suo profondo di persona, ma non gli viene chiesto di averla, non è detto che ce l'abbia.
Poi ci siamo noi, come te Marcello, che entriamo in un reparto con gli occhi rossi di dolore e pianto e sonno e stanchezza, con il cuore in mano con l'anima sottile come carta velina, a supplicare medici e infermieri di toglierci questa scimitarra dal sopracciglio, dalla faccia, dalla nostra vita, che intanto sembra scivolare via e allontanarsi a velocità supersonica.
Così loro non possono che sfoderare quel poco che sanno, fingere di sapere ciò che non sanno, con se stessi, con te, perchè anche i più presuntuosi, anche i più arrivisti, anche i più menefreghisti, tutti loro vorrebbero farci guarire. Anche solo per meritarsi un applauso, vorrebbero che la smettessimo di dare testate al muro, vorrebbero non vederci piangere nè aggirarci disperati nel corridoio, vorrebbero un nostro sorriso a compiacere il loro eroismo assetato di successi e conferme di essere bravi e perfetti e salvatori del mondo.
Ma non lo sono Marcello, e a noi tocca di saperlo.
In questo momento storico i soli a conoscere la ch siamo noi che ce la portiamo addosso, con le sue sfaccettature, con un livello di dolore che non sappiamo neanche spiegare e che stordisce perfino gli spettatori.
Così forse dovremmo essere noi a comprendere. Perchè un medico non ha idea di niente, del cristallo infranto, dei tornado, delle deflagrazioni. Il medico è solo un uomo con in mano uno strumento, che può plasmare con noi per noi. CON NOI e PER NOI.
Così ci tocca capire e alzare la testa, anche quando è completamente rimbambita da tutto l'insieme e vorremmo una cosa, una qualsiasi, che ferma tutto di colpo. Vorremmo la magia, ma non è il medico a poterla fare. Siamo noi, lui è solo uno degli strumenti che possiamo utilizzare.
Tra un farmaco per molto a alti dosaggi e niente io ho preferito niente.
Niente vuol dire dolore.
Ma come sanno molti di voi, anche un farmaco è dolore, e a volte è solo dolore su dolore.
Se decido un farmaco voglio sapere quale, quanto, perchè e come. Voglio sapere per quanto, e cosa succederà a tutto il resto di me quando lo prenderò.
Io ho scelto il bolo di cortisone come te Marcello, cinque dosi che hanno fatto qualcosina. E poi più niente.
Tranne la mia vita, che con il dolore o senza resta mia, qui bella limpida tra le mia mani, costruita dalle mie scelte quando non ho dolore, quando ce l'ho.
I medici che hai incontrato sono stati presuntuosi e incompetenti, bugiardi, eroi falliti senza nemmeno sapere che un eroe ti avrebbe ascoltato, guardato negli occhi, che un eroe di fronte all'incapacità di agire si ferma, alza le mani e poi prende le tue e ti guarda e ti dice -io non sono capace di aiutarti-. Forse avrebbero smesso di torturarti. Perchè invece è questo che hanno fatto, come hanno torturato molti altri di noi.
Sai come la penso, ti ho offerto il mio parere, la mia esperienza e il mio affetto. So che li hai presi e che sono anche tuoi adesso.
Se puniremo chi non sa fare il proprio lavoro con correttezza io sarò in prima linea, e nel frattempo sarò qui di nuovo con voi a cercare la soluzione che come a ogni problema CERTAMENTE C'E'.
Non aveva un filo conduttore la mia riflessione, solo pensieri liberi.