Questa discussione mi piace molto perchè si sta aprendo un confronto interessante e anche molto utile non solo sul come affrontare un attacco, ma soprattutto su come viviamo la bestia, quanto e come riusciamo a integrarla a noi stessi, alla nostra storia.
L'approccio di farsi attraversare dal dolore è difficile da spiegare, e a dire il vero non sono nemmeno convinta che questa definizione gli calzi a pennello, ma non ne trovo altre.
Quoto i grandi Skianta e Lucius, non si tratta di rassegnarsi a, e forse non la considererei nemmeno una reazione contro.
E' provare a integrarsi a un lato che malgrado tutto mi appartiene.
Dopo aver in vari modi tentato di contrastarlo con rimedi e farmaci e altro ancora, mi fermo e lo lascio parlare, e lo ascolto. Rassegnazione e reazione sono atteggiamenti che ho vissuto e in parte ancora vivo eccome, in base allo stato d'animo, al momento, alla situazione; in questo momento invece vivo una possibilità diversa. Forse è la conseguenza di credere che il dolore sia un messaggio, e come tale lo ascolto, che non significa piegarsi a pecorina, tapparsi il naso e stringere i denti finchè la tortura passa, ma guardarlo negli occhi, entrare nei suoi occhi, diventare i suoi occhi.
In quel momento, quando i due sguardi sono diventati uno, succede qualcosa che fa diventare il dolore possibile e poi una possibilità, e forse piano piano riuscirò anche a creare in qualche modo un dialogo.
Nel frattempo quell'attacco è diventato meno invasivo, ho aperto la mia anima a una possibilità diversa, propositiva e non distruttiva, ne vengo fuori con un'idea e non solo spossata, ho una speranza che brilla tra le mani, piccola ma viva.
Poi ci sono altri momenti in cui non sarò all'altezza di questo percorso e per tanti motivi sfilerò l'imigran dalla borsa e lo userò e basta, l'ho fatto anche ieri in un momento in cui non sapevo trovare alternative.
Ognuno di noi ha una storia unica, nella quale compare una bestia alla quale rassegnarsi o opporsi, o dialogare o tutte le reazioni possibili. Nella mia storia in questo momento sto provando questo percorso che in fondo è il risultato di tutto quello che ho fatto fino ad ora, come del resto lo è la mia bestia e il suo modo di esserci, insieme a me. Non credo arriverò mai a considerarla una parte di me positiva, ma ora c'è un alito di vento in sottofondo che me la fa vedere come una sottile, subdola e diabolica possibilità.
Sottile, subdola e dialolica, ma comunque una possibilità.