Autore Topic: esperienza personale  (Letto 9242 volte)

Offline Frasty

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esperienza personale
« il: Ottobre 24, 2008, 00:45:16 Ven »
ciao ragazzi,
purtroppo oggi mi è venuto un altro attacco forte, come avevo previsto, ma, avendolo previsto, almeno mi è stato utile per sperimentare un approccio "psicologico" diverso e che secondo me è stato decisamente soddisfacente.
Siccome ero sicuro che già avevate parlato di questo argomento su questo forum e che molti di voi ne sanno sicuramente più di me allora diciamo soltanto che mi ricollego a un precedente post di skianta in cui si parla di meditazione e gestione mentale.
Sono fermamente convinto per mia personale esperienza che la CH sia come una pentola a pressione: deve necessariamente sfogare da qualche parte, se si prova a rinchiuderla e a forzarla (vedi anche: farmaci) prima o poi scoppia, e questa è una sensazione che ho sempre avuto per pura e semplice intuizione ed esperienza personale fin dai primi tempi in cui ne ho sofferto.
Tale intuizione trova conferma in tanti episodi di cui ho letto su internet, e anche su questo stesso forum, di persone che si ritrovano ad affrontare grappoli più lunghi e ravvicinati o addirittura la cronicizzazione dopo aver fatto uso di farmaci alle prime insorgenze.
La CH nella mia testa è come uno sfogo, c'è qualcosa che non va, lì da qualche parte nella mia mente nel mio animo o nel mio corpo, e allora il mio corpo se la mette da parte per consentirmi di vivere bene, il mio organismo effettua un inconsapevole lavoro di stoccaggio (nel mio caso per circa 1 anno) come noi umani effettuiamo lo stoccaggio dei rifiuti che producono le nostre grandi metropoli. Ma prima o poi arriva un momento in cui i rifiuti sono troppi e devono essere bruciati, è qui che scatta il grappolo, il grappolo parte, il corpo, la mente, la psiche, brucia via le tossine che aveva stoccato e una volta finito il processo ricomincia da capo. E' tutta soltanto una specie di visione, la mia, sto semplicemente cercando di esprimere a parole le mie impressioni; quello che voglio dire è che posso intraprendere (secondo la mia teoria) solo due strade per affrontare lo "smaltimento rifiuti annuale": 1) conoscere la sorgente di questi rifiuti e perchè li produce (in altre parole conoscere qual è il mio "disagio" interiore, fisico o psichico che sia, e risolverlo). 2) lasciare che il mio organismo continui a smaltire senza ostacolarlo per evitare di far esplodere la pentola a pressione di cui sopra, e, quindi peggiorare le cose.
Per quanto riguarda la prima strada, la scienza moderna ancora non è stata in grado di spiegare i motivi per cui si verifica questo fenomeno, nè a livello fisiologico nè a livello mentale. Dalle mie personali esperienze mi viene spontaneo ipotizzare che si tratti di qualcosa legato alla mia stessa psiche, forse di molto profondo che potrebbe riguardare la mia relazione con l'ambiente circostante, con le persone, i miei disagi, le mie ansie, le mie paure. Qualcosa che ad oggi è rimasta li in fondo e ancora non sono riuscito a risolvere con me stesso. Ma purtroppo io questo non lo so e non ho modo di saperlo, anche se è sicuramente mio dovere esplorare me stesso per acquisire, CH o no, un rapporto sereno con l'universo che mi circonda e con me stesso.
Nel frattempo resta il problema di come affrontare gli attacchi, il dolore, la ciclicità e lo stress che la CH provoca.
Due giorni fa ho postato su questo forum decisamente avvilito dalla violenza dell'attacco che avevo avuto, talmente forte da lasciarmi decisamente scioccato per tutto il resto della giornata. Oggi ne ho avuto un altro ma il mio approccio è stato totalmente diverso.
Invece di contrastare il dolore, di muovermi agitarmi, dimenarmi, disperarmi, mi sono costretto a rimanere immobile, impassibile, a lasciarmi piegare dal dolore. Mi ci sono "abbandonato", resistendo ad ogni impulso di muovermi.
So che è difficile, in alcuni momenti sembra quasi impossibile, ma è stato un vero successo per me. Sono rimasto immobile sul letto con le braccia conserte per 60 minuti, completamente immobile, non ho mai mosso un dito, nè un sopracciglio, nè la bocca, non ho mai spostato la mia posizione nemmeno di un millimetro perchè sapevo che se mi fossi mosso anche solo impercettibilmente sarei ricaduto nella trappola di voler resistere al dolore, contorcendomi e dimenandomi come un' anguilla.
Quando arrivavano le scariche più forti l'unica cosa che mi spingeva a rimanere fermo impassibile era l'idea di essere riuscito ad arrivare fino a quel punto, ad essermi spinto così lontano nella soglia di resistenza al dolore senza perdere il mio autocontrollo. E per aiutarmi a rimanere fermo nella mia mente attuavo esattamente ciò di cui parlava skianta, una specie di gestione mentale del mio organismo. Immaginavo di tirare via il sangue dai vasi, immaginavo i vasi dilatati che si restringevano fino a liberare il trigemino che fino a quel momento era compresso. Immaginavo di restringerli e portare via il sangue da qualche altra parte, mi concentravo sul mio organismo cercavo di assumerne il controllo, consapevole del fatto che posso essere totale padrone del mio corpo.
Il risultato è che sono riuscito a superare un attacco di uguale intensità soffrendo (per metterla in cifre) direi un buon 80% in meno. L'altro giorno finito l'attacco mi sembrava di essere scampato ad un incidente mortale. Oggi invece mi sembrava di aver passato un quarto d'ora sul letto con un leggero mal di pancia.
Ora io non so se tutto questo è vero, forse sono soltanto un mare di stronzate, eppure al mondo ci sono esempi di uomini che sono riusciti a fare cose che nessuno poteva mai immaginare. Da sportivo voglio citare il mio sport preferito che è l'atletica, e rimarcare che ci sono persone che sono riuscite a fare con il proprio corpo cose che nemmeno loro si sarebbero mai potuti immaginare di fare. Secondo me lo stesso vale per la mente, sono sicuro che ho la potenzialità per assumere il pieno controllo del mio corpo, sono sicuro che c'è chi c'è già riuscito prima di me, e sono convinto che agitarsi, dimenarsi non serva a niente.
Volevo solo dire che a mio avviso, prima di cercare di chiudere la pentola in un'altra pentola e di riempirvi di imigran, isoptin, litio, verapamil, cortisone e chi più ne ha più ne metta, provate a rivolgervi al vostro stesso corpo, perchè secondo me se può generare la CH, la può anche eliminare, e voi e soltanto voi siete padroni del vostro corpo, non il cortisone, nè i calcioantagonisti nè nessun altro.
Piegarsi al dolore non significa arrendersi, significa assecondare la spinta del vento di tempesta per evitare che, rimanendo rigidi e impalati, questo possa spezzarci. Rimanendo flessibili e piegandoci con esso invece ne usciamo illesi.


P.S.: nota per i lettori: non vi sto incitando a non utilizzare i farmaci per carità! Voglio soltanto rimarcare la valenza che ha (a mio MODESTISSIMO avviso) la componente psicologica nella nostra patologia, cosa che viene spesso trascurata dai medici!

baci a tutti!
Frà

Skianta

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Re: esperienza personale
« Risposta #1 il: Ottobre 24, 2008, 08:50:35 Ven »
Appoggio questo approccio, anche se non facile e semplice per essere attuato.

Fra ci sono alcuni post che dicono in altre parole la stessa cosa. Irrigidirsi e resistere è naturale e spontaneo, ma abbandonarsi nel dolore può essere più efficace in quanto non diminuisce tanto l'intensità ,ma  la durata dell'atatcco.

Offline rellix

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Re: esperienza personale
« Risposta #2 il: Ottobre 24, 2008, 10:26:54 Ven »
Ciao Frasty,
quello che scrivi è assolutamente vero.
Pensa che io, dai primissimi attacchi che mi hanno colpito, senza ancora
sapere che cosa fosse la ch e quali fossero gli eventuali "rimedi", ho sempre affrontato il dolore immobile (o quasi), cercando, inconsciamente, di non agitarmi per non sprecare quelle energie che mi sembravano fondamentali per far fronte al dolore. Per questo motivo, in occasione delle visite in vari centri specializzati per cefalea (tra cui anche il Besta di milano), è stato messo più volte in dubbio che si trattasse di ch SOLO PERCHE? NON MI AGITAVO. "E' impossibile che lei stia ferma durante un attacco, anzi il continuo movimento del sofferente è una caratteristica tipica" mi sentivo dire e mi chiedevo per quale motivo si dovesse per forza catalogare la reazione al dolore. "ognuno affronta il dolore come vuole" pensavo. Io non ho usato analgesici di nessun tipo per anni e credo di aver sviluppato una soglia del dolore molto alta, ma il problema non è L'ATTACCO, ma la quotidianità....ogni attacco a cui mi piegavo, magari per 2 o 3 ore, moltiplicato per tot volte al giorno x centinaia di giorni. Purtroppo la mia bestiaccia è nata quasi cronica, episodica "per modo di dire" con periodi di remissione di una decina di giorni contro i 40 di grappolo. Più vai avanti e più sei stanca e non ce la fai più da sola, le tue enrgie sono divorate dal dolore e a un certo punto non ne hai più... Poi scopri che esiste l'imigran e lì entri nel tunnel (perchè nessun medico ti parla degli effetti collaterali di questa bomba chimica!!!...e perchè ti sembra un sogno stroncare un attacco in max 7 minuti!). Quando scopri tutto quello che ORA sappiamo sull'imigran (grazie solo a QUESTO sito) è già troppo tardi.
Io personalmente, come ho già detto altre volte, ne faccio uso il meno meno possibile, ma la cronicità è una dimensione davvero irreale e drammatica, credimi.
Comunque approvo pienamente il tuo approccio e ti auguro di poter reggere ad oltranza la forza della tempesta.
Io, ad oggi, mantengo ancora la tendenza all'immobilità, ma poichè conosco la mia Bestia molto bene, in ogni suo remotissimo movimento, purtroppo di violenza inaudita, ti confesso che a volte l'immobilità mi fa tanta paura e allora metto in atto il piano B, vale a dire fingo di avere qualcosa di manuale da fare, che so mettere a posto un cassetto o uno scaffale o pulire qualcosa...insomma faccio finta di non essermi accorta del suo arrivo, continuo a muovermi normalmente, senza scatti e mantenendo regolare (anche se con tremenda fatica!) la respirazione DAL NASO (mai respirare con la bocca...LEI se ne accorge subito!). Solo mia figlia si accorge, mi dice che ho gli occhi che guardano ma non vedono perchè stanno controllando "dentro" cosa fa "lei"...pazzesco...è verissimo. So che sembra follia, ma a me sembra che "LEI", non considerata minimamente, prima s'incazzi come una bestia e ti azzanni ancora più forte per farti capire che è arrivata, ma poi piano piano decida, furiosa, di andarsene (mai in una volta sola...ogni tanto torna sui suoi passi e ci riprova con un atro attacco d'ira) per poi sparire.
La durata dell'operazione è lunga...quindi puoi capire come non sia attuabile sempre e in qualsiasi circostanza, ma ogni volta che ci riesco, per quanto sappia perfettamente che non sono guarita, mi sento più forte di una tacca!
Forse , se un giorno riuscirò a tornare episodica, potrò combattere meglio, mettendo da parte tanta energia durante la remissione...ma per ora è solo un sogno!
In bocca al lupo e tieni duro, sei forte!
Lo cierto es que no me interesa nada que sea lineal, recto. No me interesa nada que avance limpiamente de un punto a otro, y se sepa perfectamente que esa linea comenzò aquì y terminò allì. No. No hay que pretender nunca ser atinado y sensato y llevar una vida lineal y exacta. La vida es muy azarosa.  (P. J. Gutierrez - Anclado en tierra de nadie)

Offline casper60

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Re: esperienza personale
« Risposta #3 il: Ottobre 24, 2008, 10:51:00 Ven »
ciao ragazzi,
purtroppo oggi mi è venuto un altro attacco forte, come avevo previsto, ma, avendolo previsto, almeno mi è stato utile per sperimentare un approccio "psicologico" diverso e che secondo me è stato decisamente soddisfacente.
Siccome ero sicuro che già avevate parlato di questo argomento su questo forum e che molti di voi ne sanno sicuramente più di me allora diciamo soltanto che mi ricollego a un precedente post di skianta in cui si parla di meditazione e gestione mentale.
Sono fermamente convinto per mia personale esperienza che la CH sia come una pentola a pressione: deve necessariamente sfogare da qualche parte, se si prova a rinchiuderla e a forzarla (vedi anche: farmaci) prima o poi scoppia, e questa è una sensazione che ho sempre avuto per pura e semplice intuizione ed esperienza personale fin dai primi tempi in cui ne ho sofferto.
Tale intuizione trova conferma in tanti episodi di cui ho letto su internet, e anche su questo stesso forum, di persone che si ritrovano ad affrontare grappoli più lunghi e ravvicinati o addirittura la cronicizzazione dopo aver fatto uso di farmaci alle prime insorgenze.
La CH nella mia testa è come uno sfogo, c'è qualcosa che non va, lì da qualche parte nella mia mente nel mio animo o nel mio corpo, e allora il mio corpo se la mette da parte per consentirmi di vivere bene, il mio organismo effettua un inconsapevole lavoro di stoccaggio (nel mio caso per circa 1 anno) come noi umani effettuiamo lo stoccaggio dei rifiuti che producono le nostre grandi metropoli. Ma prima o poi arriva un momento in cui i rifiuti sono troppi e devono essere bruciati, è qui che scatta il grappolo, il grappolo parte, il corpo, la mente, la psiche, brucia via le tossine che aveva stoccato e una volta finito il processo ricomincia da capo. E' tutta soltanto una specie di visione, la mia, sto semplicemente cercando di esprimere a parole le mie impressioni; quello che voglio dire è che posso intraprendere (secondo la mia teoria) solo due strade per affrontare lo "smaltimento rifiuti annuale": 1) conoscere la sorgente di questi rifiuti e perchè li produce (in altre parole conoscere qual è il mio "disagio" interiore, fisico o psichico che sia, e risolverlo). 2) lasciare che il mio organismo continui a smaltire senza ostacolarlo per evitare di far esplodere la pentola a pressione di cui sopra, e, quindi peggiorare le cose.
Per quanto riguarda la prima strada, la scienza moderna ancora non è stata in grado di spiegare i motivi per cui si verifica questo fenomeno, nè a livello fisiologico nè a livello mentale. Dalle mie personali esperienze mi viene spontaneo ipotizzare che si tratti di qualcosa legato alla mia stessa psiche, forse di molto profondo che potrebbe riguardare la mia relazione con l'ambiente circostante, con le persone, i miei disagi, le mie ansie, le mie paure. Qualcosa che ad oggi è rimasta li in fondo e ancora non sono riuscito a risolvere con me stesso. Ma purtroppo io questo non lo so e non ho modo di saperlo, anche se è sicuramente mio dovere esplorare me stesso per acquisire, CH o no, un rapporto sereno con l'universo che mi circonda e con me stesso.
Nel frattempo resta il problema di come affrontare gli attacchi, il dolore, la ciclicità e lo stress che la CH provoca.
Due giorni fa ho postato su questo forum decisamente avvilito dalla violenza dell'attacco che avevo avuto, talmente forte da lasciarmi decisamente scioccato per tutto il resto della giornata. Oggi ne ho avuto un altro ma il mio approccio è stato totalmente diverso.
Invece di contrastare il dolore, di muovermi agitarmi, dimenarmi, disperarmi, mi sono costretto a rimanere immobile, impassibile, a lasciarmi piegare dal dolore. Mi ci sono "abbandonato", resistendo ad ogni impulso di muovermi.
So che è difficile, in alcuni momenti sembra quasi impossibile, ma è stato un vero successo per me. Sono rimasto immobile sul letto con le braccia conserte per 60 minuti, completamente immobile, non ho mai mosso un dito, nè un sopracciglio, nè la bocca, non ho mai spostato la mia posizione nemmeno di un millimetro perchè sapevo che se mi fossi mosso anche solo impercettibilmente sarei ricaduto nella trappola di voler resistere al dolore, contorcendomi e dimenandomi come un' anguilla.
Quando arrivavano le scariche più forti l'unica cosa che mi spingeva a rimanere fermo impassibile era l'idea di essere riuscito ad arrivare fino a quel punto, ad essermi spinto così lontano nella soglia di resistenza al dolore senza perdere il mio autocontrollo. E per aiutarmi a rimanere fermo nella mia mente attuavo esattamente ciò di cui parlava skianta, una specie di gestione mentale del mio organismo. Immaginavo di tirare via il sangue dai vasi, immaginavo i vasi dilatati che si restringevano fino a liberare il trigemino che fino a quel momento era compresso. Immaginavo di restringerli e portare via il sangue da qualche altra parte, mi concentravo sul mio organismo cercavo di assumerne il controllo, consapevole del fatto che posso essere totale padrone del mio corpo.
Il risultato è che sono riuscito a superare un attacco di uguale intensità soffrendo (per metterla in cifre) direi un buon 80% in meno. L'altro giorno finito l'attacco mi sembrava di essere scampato ad un incidente mortale. Oggi invece mi sembrava di aver passato un quarto d'ora sul letto con un leggero mal di pancia.
Ora io non so se tutto questo è vero, forse sono soltanto un mare di stronzate, eppure al mondo ci sono esempi di uomini che sono riusciti a fare cose che nessuno poteva mai immaginare. Da sportivo voglio citare il mio sport preferito che è l'atletica, e rimarcare che ci sono persone che sono riuscite a fare con il proprio corpo cose che nemmeno loro si sarebbero mai potuti immaginare di fare. Secondo me lo stesso vale per la mente, sono sicuro che ho la potenzialità per assumere il pieno controllo del mio corpo, sono sicuro che c'è chi c'è già riuscito prima di me, e sono convinto che agitarsi, dimenarsi non serva a niente.
Volevo solo dire che a mio avviso, prima di cercare di chiudere la pentola in un'altra pentola e di riempirvi di imigran, isoptin, litio, verapamil, cortisone e chi più ne ha più ne metta, provate a rivolgervi al vostro stesso corpo, perchè secondo me se può generare la CH, la può anche eliminare, e voi e soltanto voi siete padroni del vostro corpo, non il cortisone, nè i calcioantagonisti nè nessun altro.
Piegarsi al dolore non significa arrendersi, significa assecondare la spinta del vento di tempesta per evitare che, rimanendo rigidi e impalati, questo possa spezzarci. Rimanendo flessibili e piegandoci con esso invece ne usciamo illesi.


P.S.: nota per i lettori: non vi sto incitando a non utilizzare i farmaci per carità! Voglio soltanto rimarcare la valenza che ha (a mio MODESTISSIMO avviso) la componente psicologica nella nostra patologia, cosa che viene spesso trascurata dai medici!

baci a tutti!
Frà

fantastico Francesco, è esattamente ciò che penso riguardo alla ch ed è la teoria più razionale che si possa trovare cercandone una causa.

casper ;)

Offline Emilio

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Re: esperienza personale
« Risposta #4 il: Ottobre 24, 2008, 12:55:16 Ven »
ciao Frasty. ormai da tempo il mio approccio è esattamente quello che hai deciso di affrontare tu quel giorno che rimanesti a braccia conserte seduto  :)

hai detto delle cose giustissime, a livello di praticità. anche se purtroppo ci sono tanti misteri sulla teoria.
ma una cosa è certa: tra i miei vari esperimenti statistici c'è stato anche quello del contrastare/rimanere passivi davanti agli attacchi. gli attacchi piu' brevi e anche più sopportabili sono stati SEMPRE quelli in cui restavo immobile, rilassando i muscoli delle spalle e del collo, concentrandomi su una guarigione tramite pensiero e posizione "rilassata" della testa (cercando la posizione ideale perchè il dolore fosse meno intenso, magari è l'immaginazione ma il beneficio lo ho eccome. un GRANDISSIMO beneficio).

faccio come se volessi lasciar fluire il dolore

è stato bello leggere questo approccio da parte di un altro grappolato, che non sta confermando una mia supposizione , ma con spontaneità ha tratto delle conclusioni simili alle mie di cui non avevo mai parlato ancora a nessuno, neanche qui. perchè sinceramente non sapevo come affrontare la questione. tu l'hai fatto in modo chiarissimo!

questi sono i momenti in cui ringrazio di aver trovato questo forum!  ;D

Offline Ombry79

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Re: esperienza personale
« Risposta #5 il: Ottobre 24, 2008, 23:46:33 Ven »
Frasty condivido il tuo pensiero!

 8)
LA VITA E' UNA SOLA: VIVILA!!!


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Offline siciliano

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Re: esperienza personale
« Risposta #6 il: Ottobre 27, 2008, 17:48:48 Lun »
condivido sopratutto il fatto di essere parte attiva con il proprio comportamento, qualunque strategia si usi.
alessandro
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Offline Gabriele85

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Re: esperienza personale
« Risposta #7 il: Ottobre 27, 2008, 18:24:39 Lun »


ma una cosa è certa: tra i miei vari esperimenti statistici c'è stato anche quello del contrastare/rimanere passivi davanti agli attacchi. gli attacchi piu' brevi e anche più sopportabili sono stati SEMPRE quelli in cui restavo immobile, rilassando i muscoli delle spalle e del collo, concentrandomi su una guarigione tramite pensiero e posizione "rilassata" della testa (cercando la posizione ideale perchè il dolore fosse meno intenso, magari è l'immaginazione ma il beneficio lo ho eccome. un GRANDISSIMO beneficio).

faccio come se volessi lasciar fluire il dolore



Io non so come fate ma io proprio non ce la faccio a fare così, specie durante gli attacconi tipo quello di ieri pomeriggio: piuttosto mi tiro ca@@otti sulla testa oppure me la stringo forte con un asciugamano sulla faccia ma di restare "impassibili" proprio non se ne parla!!!  :(

Offline Frasty

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Re: esperienza personale
« Risposta #8 il: Ottobre 27, 2008, 21:51:41 Lun »
il fatto gabri è ke secondo me devi cominciare a rilassarti fin da subito..alle prime avvisaglie ti devi mettere tranquillo, perkè una volta ke ti sei agitato anke solo per 3 secondi dopo cadi come in un vortice e non ce la fai più a resistere all'impulso di tirare capate nel muro, il concetto è ke non devi cercare aiuto da fuori, devi cercarlo dentro di te...ti ripeto, anke a me a momenti sembrava impossibile riuscire a resistere all'impulso di muovermi, invece forte della mia idea ci sono riuscito.
Fidati se fai come dici tu è molto molto molto molto peggio...almeno per ME. Parlo per mia personale esperienza.

Offline owens

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Re: esperienza personale
« Risposta #9 il: Ottobre 28, 2008, 11:33:41 Mar »
ciao frasty, ti invidio, io ci ho provato ma dopo qualche minutoricomincia la dansa della disperazione, però ti confesso che ho avuto la senzazzione(a tratti) di riucsire ad essere impassibile al dolore.
Quando sembra tutto fermo la tua ruota girerà....sopra al giorno di dolore che uno ha!

Offline Vittorio

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Re: esperienza personale
« Risposta #10 il: Ottobre 30, 2008, 19:40:00 Gio »
Premetto che sicuramente sono io che non capisco e la premessa non ha lo scopo di lanciare la pietra e nascondere la mano.

Leggo che molti di voi raccontano esperienze di sopportazione del dolore, a volte tra le righe leggo un invito, un consiglio o come altro vogliamo chiamarlo, ad evitare farmaci e a sopportare il dolore muovendosì, dibattendosi, rimanendo immobili, con approcci fisiologici e con altri sistemi che hanno il solo scopo di sopportare il dolore ed evitare farmaci.

A questo punto mi sorge naturale una domanda: ma perché volete fare i martiri?

Viviamo tutti in un'epoca in cui i Centri per la Terapia del Dolore nascono come funghi nel bosco, si fa ricerca per alleviare le sofferenze a tutti i livelli, a partire dall'anestesia per trapanare la carie di un dente fino ad arrivare fino all'evitare il dolore per eccellenza, quello cioè del parto praticando l'epidurale. E noi siamo qui a predicare la sofferenza.

Il dolore è un malessere fisico, è l'espressione di una sofferenza effetto di un male fisico e come tale io penso che andrebbe evitato ad ogni costo, ove possibile soprattutto con la profilassi.

Qualche anno fa, un mio amico medico stava somministrando 40 gocce di Novalgina ad una bambina che aveva oltre 40° di febbre di dubbia origine. Gli espressi la mia perplessità circa i noti effetti collaterali della Novalgina, con l'aggravante poi di essere somministrata in una dose significativa e a una bambina. E lui mi rispose: "In questo momento, il malessere da combattere è la febbre alta di cui non sappiamo la causa, ma che sappiamo potrebbe causare danni irreparabili. Alla Novalgina ci penseremo dopo. O pensi sia meglio rischiare pur di evitare gli eventuali effetti della Novalgina?"

Voi cosa avreste risposto?

V.
« Ultima modifica: Ottobre 30, 2008, 19:43:07 Gio da Vittorio »
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Skianta

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Re: esperienza personale
« Risposta #11 il: Ottobre 30, 2008, 20:44:31 Gio »
Io innanzi tutto quantificherei l'età della bambina; aveva 2 anni o 10 anni; poi a prescindere da questo avrei usato farmaci più adatti a contrastare la febbre; sicuramente NON LA NOVALGINA.

Tornando all'apertura del tuo post credo che tu stia mal interpretando quanto scritto sul forum.

Nessuno vuole fare il martire, nessuno gode a viversi un attacco  o a sopportare il dolore.  Fatti una bella ricerca sul forum, e scoprirai che ci siamo accorti di come usare i farmaci ed in particolare l'imigran, faccia peggiorare la CH. Tutto quà.  Pertanto quando possibile, e gestibile è meglio evitare l'imigran. Quando possibile e gestibile è meglio usare meno farmaci. Adagiarsi sul farmaco tende a portare alla cronicizzazione.





Premetto che sicuramente sono io che non capisco e la premessa non ha lo scopo di lanciare la pietra e nascondere la mano.

Leggo che molti di voi raccontano esperienze di sopportazione del dolore, a volte tra le righe leggo un invito, un consiglio o come altro vogliamo chiamarlo, ad evitare farmaci e a sopportare il dolore muovendosì, dibattendosi, rimanendo immobili, con approcci fisiologici e con altri sistemi che hanno il solo scopo di sopportare il dolore ed evitare farmaci.

A questo punto mi sorge naturale una domanda: ma perché volete fare i martiri?

Viviamo tutti in un'epoca in cui i Centri per la Terapia del Dolore nascono come funghi nel bosco, si fa ricerca per alleviare le sofferenze a tutti i livelli, a partire dall'anestesia per trapanare la carie di un dente fino ad arrivare fino all'evitare il dolore per eccellenza, quello cioè del parto praticando l'epidurale. E noi siamo qui a predicare la sofferenza.

Il dolore è un malessere fisico, è l'espressione di una sofferenza effetto di un male fisico e come tale io penso che andrebbe evitato ad ogni costo, ove possibile soprattutto con la profilassi.

Qualche anno fa, un mio amico medico stava somministrando 40 gocce di Novalgina ad una bambina che aveva oltre 40° di febbre di dubbia origine. Gli espressi la mia perplessità circa i noti effetti collaterali della Novalgina, con l'aggravante poi di essere somministrata in una dose significativa e a una bambina. E lui mi rispose: "In questo momento, il malessere da combattere è la febbre alta di cui non sappiamo la causa, ma che sappiamo potrebbe causare danni irreparabili. Alla Novalgina ci penseremo dopo. O pensi sia meglio rischiare pur di evitare gli eventuali effetti della Novalgina?"

Voi cosa avreste risposto?

V.

Offline jude

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Re: esperienza personale
« Risposta #12 il: Ottobre 30, 2008, 21:03:46 Gio »
Mica perchè....

INDICAZIONI NOVALGINA
  Trattamento sintomatico e di breve durata di: stati dolorosi acuti o c
  ronici intensi, associati ad esempio a malattie reumatiche, cefalea, m
  al di denti, dolori post-traumatici e post-operatori; dolori spastici
  acuti o cronici intensi, quali ad esempio quelli gastrointestinali, bi
  liari, renali e delle basse vie urinarie; stati febbrili refrattari ad
  altri trattamenti (ad esempio, impacchi umidi freddi).


Ci sterebbe pure... però ha ragione Skianta... bisogna vedere i termini in cui le è stata somministrata... magari alla ch facesse effetto la Novalgina!!!! Rispetto a Imigran è niente!!!!!!


Offline casper60

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Re: esperienza personale
« Risposta #13 il: Ottobre 30, 2008, 21:20:42 Gio »
Premetto che sicuramente sono io che non capisco e la premessa non ha lo scopo di lanciare la pietra e nascondere la mano.

Leggo che molti di voi raccontano esperienze di sopportazione del dolore, a volte tra le righe leggo un invito, un consiglio o come altro vogliamo chiamarlo, ad evitare farmaci e a sopportare il dolore muovendosì, dibattendosi, rimanendo immobili, con approcci fisiologici e con altri sistemi che hanno il solo scopo di sopportare il dolore ed evitare farmaci.

A questo punto mi sorge naturale una domanda: ma perché volete fare i martiri?

Viviamo tutti in un'epoca in cui i Centri per la Terapia del Dolore nascono come funghi nel bosco, si fa ricerca per alleviare le sofferenze a tutti i livelli, a partire dall'anestesia per trapanare la carie di un dente fino ad arrivare fino all'evitare il dolore per eccellenza, quello cioè del parto praticando l'epidurale. E noi siamo qui a predicare la sofferenza.

Il dolore è un malessere fisico, è l'espressione di una sofferenza effetto di un male fisico e come tale io penso che andrebbe evitato ad ogni costo, ove possibile soprattutto con la profilassi.

Qualche anno fa, un mio amico medico stava somministrando 40 gocce di Novalgina ad una bambina che aveva oltre 40° di febbre di dubbia origine. Gli espressi la mia perplessità circa i noti effetti collaterali della Novalgina, con l'aggravante poi di essere somministrata in una dose significativa e a una bambina. E lui mi rispose: "In questo momento, il malessere da combattere è la febbre alta di cui non sappiamo la causa, ma che sappiamo potrebbe causare danni irreparabili. Alla Novalgina ci penseremo dopo. O pensi sia meglio rischiare pur di evitare gli eventuali effetti della Novalgina?"

Voi cosa avreste risposto?

V.

io ho fatto il martire per forza di cose, nel 74  e per parecchi anni a venire, ancora non esisteva l'imigran e i neurologhi a momenti non sapevano neanche cosa fosse la ch.
Io mi sono scoppiato novalgina a fiumi, optalidon a ettari ecc ecc INUTILMENTE e sono convinto che se dopo tanti anni i miei grappoli da 2 all'anno sono diventati 1 ogni 15 mesi la ragione è proprio questa, non aver mai contrastato la ch con farmaci citati in primis.
L'esempio della bimba non è proprio la stessa cosa, li la bambina poteva anche rischiare la vita, o quantomeno danni irreparabili al cervello, noi rischiamo soltanto di cedere al dolore .

casper ;)

Offline Vittorio

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Re: esperienza personale
« Risposta #14 il: Ottobre 30, 2008, 21:21:02 Gio »
...a prescindere da questo avrei usato farmaci più adatti a contrastare la febbre; sicuramente NON LA NOVALGINA.

E' proprio qui che volevo arrivare.
Tu trascuri un particolare che non mi sembra di poco conto: il medico in quel momento era lui. Quindi, quando lui ha detto: "Dalle 40 gocce di Novalgina", secondo te io avrei dovuto rispondere: "No, niente Novalgina, ma solo una suppostina di Tachipirina".
Il ragionamento fila, ma temo che mi avrebbe risposto: "Ok, io vado... il medico fallo tu".

Ho già letto che secondo alcuni, l'Imigran porta alla cronicizzazione, ma mi permetto di esprimere qualche dubbio.
I dubbi nascono dall'esame del mio "diario" della CH, dove annoto da oltre 4 anni la frequenza e l'intensità degli attacchi, come li fronteggio e le remissioni. Basterebbe esaminarli attentamente per scoprire facilmente che non c'è alcun nesso fra Imigran e cronicità.
Se, come penso, parteciperò al meeting porterò la documentazione per dimostrarlo (sempre che interessi a qualcuno).

Ho letto anche che il vino è un trigger. Bene, per me non lo è.
Sono sempre stato un buon bevitore di vino durante i pasti ed avevo gli attacchi. Tre mesi fa circa ho voluto provare a smettere; risultato: ho sempre gli stessi attacchi.
Senza contare che, secondo il mio medico, è trigger solo l'abuso di superalcoolici e non il bicchiere di vino a tavola.

Scrivo tutto questo per ribadire, ancora una volta che, a mio parere, la CH di certo ha solo la ricorrenza negli orari, qualche volta nel ripetersi dei grappoli e che ha come trigger solo alcuni vasodilatatori decisi e dichiarati (nitroglicerina, ginseng, liquirizia).
Per tutto il resto, la CH è assolutamente IMPREVEDIBILE e diversa in ognuno di noi. E credo, inoltre, che proprio questa diversità rende più difficile la ricerca di una cura definitiva.

Per concludere, sono d'accordo nell'evitare i farmaci in presenza di attacchi leggeri (a me capitano, a volte), ma qui si legge di gente che impazzisce di dolore pur di non prendere farmaci. E questo, secondo me, è semplicemente assurdo.

Un saluto cordiale a tutti
V.
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