ciao ragazzi,
purtroppo oggi mi è venuto un altro attacco forte, come avevo previsto, ma, avendolo previsto, almeno mi è stato utile per sperimentare un approccio "psicologico" diverso e che secondo me è stato decisamente soddisfacente.
Siccome ero sicuro che già avevate parlato di questo argomento su questo forum e che molti di voi ne sanno sicuramente più di me allora diciamo soltanto che mi ricollego a un precedente post di skianta in cui si parla di meditazione e gestione mentale.
Sono fermamente convinto per mia personale esperienza che la CH sia come una pentola a pressione: deve necessariamente sfogare da qualche parte, se si prova a rinchiuderla e a forzarla (vedi anche: farmaci) prima o poi scoppia, e questa è una sensazione che ho sempre avuto per pura e semplice intuizione ed esperienza personale fin dai primi tempi in cui ne ho sofferto.
Tale intuizione trova conferma in tanti episodi di cui ho letto su internet, e anche su questo stesso forum, di persone che si ritrovano ad affrontare grappoli più lunghi e ravvicinati o addirittura la cronicizzazione dopo aver fatto uso di farmaci alle prime insorgenze.
La CH nella mia testa è come uno sfogo, c'è qualcosa che non va, lì da qualche parte nella mia mente nel mio animo o nel mio corpo, e allora il mio corpo se la mette da parte per consentirmi di vivere bene, il mio organismo effettua un inconsapevole lavoro di stoccaggio (nel mio caso per circa 1 anno) come noi umani effettuiamo lo stoccaggio dei rifiuti che producono le nostre grandi metropoli. Ma prima o poi arriva un momento in cui i rifiuti sono troppi e devono essere bruciati, è qui che scatta il grappolo, il grappolo parte, il corpo, la mente, la psiche, brucia via le tossine che aveva stoccato e una volta finito il processo ricomincia da capo. E' tutta soltanto una specie di visione, la mia, sto semplicemente cercando di esprimere a parole le mie impressioni; quello che voglio dire è che posso intraprendere (secondo la mia teoria) solo due strade per affrontare lo "smaltimento rifiuti annuale": 1) conoscere la sorgente di questi rifiuti e perchè li produce (in altre parole conoscere qual è il mio "disagio" interiore, fisico o psichico che sia, e risolverlo). 2) lasciare che il mio organismo continui a smaltire senza ostacolarlo per evitare di far esplodere la pentola a pressione di cui sopra, e, quindi peggiorare le cose.
Per quanto riguarda la prima strada, la scienza moderna ancora non è stata in grado di spiegare i motivi per cui si verifica questo fenomeno, nè a livello fisiologico nè a livello mentale. Dalle mie personali esperienze mi viene spontaneo ipotizzare che si tratti di qualcosa legato alla mia stessa psiche, forse di molto profondo che potrebbe riguardare la mia relazione con l'ambiente circostante, con le persone, i miei disagi, le mie ansie, le mie paure. Qualcosa che ad oggi è rimasta li in fondo e ancora non sono riuscito a risolvere con me stesso. Ma purtroppo io questo non lo so e non ho modo di saperlo, anche se è sicuramente mio dovere esplorare me stesso per acquisire, CH o no, un rapporto sereno con l'universo che mi circonda e con me stesso.
Nel frattempo resta il problema di come affrontare gli attacchi, il dolore, la ciclicità e lo stress che la CH provoca.
Due giorni fa ho postato su questo forum decisamente avvilito dalla violenza dell'attacco che avevo avuto, talmente forte da lasciarmi decisamente scioccato per tutto il resto della giornata. Oggi ne ho avuto un altro ma il mio approccio è stato totalmente diverso.
Invece di contrastare il dolore, di muovermi agitarmi, dimenarmi, disperarmi, mi sono costretto a rimanere immobile, impassibile, a lasciarmi piegare dal dolore. Mi ci sono "abbandonato", resistendo ad ogni impulso di muovermi.
So che è difficile, in alcuni momenti sembra quasi impossibile, ma è stato un vero successo per me. Sono rimasto immobile sul letto con le braccia conserte per 60 minuti, completamente immobile, non ho mai mosso un dito, nè un sopracciglio, nè la bocca, non ho mai spostato la mia posizione nemmeno di un millimetro perchè sapevo che se mi fossi mosso anche solo impercettibilmente sarei ricaduto nella trappola di voler resistere al dolore, contorcendomi e dimenandomi come un' anguilla.
Quando arrivavano le scariche più forti l'unica cosa che mi spingeva a rimanere fermo impassibile era l'idea di essere riuscito ad arrivare fino a quel punto, ad essermi spinto così lontano nella soglia di resistenza al dolore senza perdere il mio autocontrollo. E per aiutarmi a rimanere fermo nella mia mente attuavo esattamente ciò di cui parlava skianta, una specie di gestione mentale del mio organismo. Immaginavo di tirare via il sangue dai vasi, immaginavo i vasi dilatati che si restringevano fino a liberare il trigemino che fino a quel momento era compresso. Immaginavo di restringerli e portare via il sangue da qualche altra parte, mi concentravo sul mio organismo cercavo di assumerne il controllo, consapevole del fatto che posso essere totale padrone del mio corpo.
Il risultato è che sono riuscito a superare un attacco di uguale intensità soffrendo (per metterla in cifre) direi un buon 80% in meno. L'altro giorno finito l'attacco mi sembrava di essere scampato ad un incidente mortale. Oggi invece mi sembrava di aver passato un quarto d'ora sul letto con un leggero mal di pancia.
Ora io non so se tutto questo è vero, forse sono soltanto un mare di stronzate, eppure al mondo ci sono esempi di uomini che sono riusciti a fare cose che nessuno poteva mai immaginare. Da sportivo voglio citare il mio sport preferito che è l'atletica, e rimarcare che ci sono persone che sono riuscite a fare con il proprio corpo cose che nemmeno loro si sarebbero mai potuti immaginare di fare. Secondo me lo stesso vale per la mente, sono sicuro che ho la potenzialità per assumere il pieno controllo del mio corpo, sono sicuro che c'è chi c'è già riuscito prima di me, e sono convinto che agitarsi, dimenarsi non serva a niente.
Volevo solo dire che a mio avviso, prima di cercare di chiudere la pentola in un'altra pentola e di riempirvi di imigran, isoptin, litio, verapamil, cortisone e chi più ne ha più ne metta, provate a rivolgervi al vostro stesso corpo, perchè secondo me se può generare la CH, la può anche eliminare, e voi e soltanto voi siete padroni del vostro corpo, non il cortisone, nè i calcioantagonisti nè nessun altro.
Piegarsi al dolore non significa arrendersi, significa assecondare la spinta del vento di tempesta per evitare che, rimanendo rigidi e impalati, questo possa spezzarci. Rimanendo flessibili e piegandoci con esso invece ne usciamo illesi.
P.S.: nota per i lettori: non vi sto incitando a non utilizzare i farmaci per carità! Voglio soltanto rimarcare la valenza che ha (a mio MODESTISSIMO avviso) la componente psicologica nella nostra patologia, cosa che viene spesso trascurata dai medici!
baci a tutti!
Frà