La tua è un ottima considerazione.
Spesso oin passato ne abiamo parlato e ci sono nel forum ancora molti post in proposito.
Il cambiamento deve avvenire dall'interno, non certo cambiando paese o andando a vivere in montagna
Mi manca il tempo di spiegarti bene come la penso, ma se ti fai delle ricerche sul forum troverai molto materiale in proposito.
Ti riporto solo alcune delle conclusioni che ho tratto:
I cefalalgici usano troppo il cervello (banalmente anche solo per la quantità di pensieri che fanno); la mia soluzione è la meditazione.
I cefalalgici sono molto sensibili e spesso vivono troppo intensamente (emozionalmente parlando ) tutto quanto gli pone di fronte la vita; la soluzione è imparare a mantenere un certo distacco dalle cose, e farsele scivolare un po addosso, senza farsi trapassare.
I cefalalgici sono tendenzialmente iperattivi; la soluzione è rallentare.
A mio avviso la psicoterapia ha un potere inferiore rispetto counueling e agli insegnameti orientali, ma in ogni caso aiuta. Poco credo nell'analisi froidiana alla ricerca dell'origine.
Può essere più efficace e rapido l'aiuto dello yoga, dell'ipnosi, della meditazione dell'agopuntura.
Ma questa è solo la mia opinione, basata sull'esperienza e sull'intuito, nulla di scientifico
In genenrale concordo. Io tendo a considerare la mia CH non propriamente una "malattia", quanto una disfunzione, o meglio, un modo di essere. Qualcosa che non mi viene dall'esterno ma che produco io, vattelapesca in quale modo e perchè. Dunque, se io e la mia Ch siamo la stessa cosa, la Ch se ne va solo se cambio io.
Questo è dimostrato ampiamente dal fatto che spesso la CH ci abbandona quando invecchiamo (o quando stiriamo!): riusciamo ad immaginare qualche cambiamento più profondo dell'invecchiamento cellulare?
Come cambiare? In quale direzione? Questo è il problema! Cambiare contesto serve a qualcosa? Non credo perchè immagino che possiamo andare ad abitare in campagna rimanendo noi stessi con le nostre contraddizioni profonde. Ovviamente non basta neppure smettere di fumare o di bere. Forse occorrono correttivi di tipo identiario. Oggi ciò che sono include la Ch. Se cambio forse no. Ma il percorso è arduo e di esito incerto. Mi piacerebbe sapere se tra noi c'è qualcuno che ha affrontato il problema con uno psicoterapista? Se sì, con quali metodi ed esiti?
Ciao, Marco