...secondo la legge può essere efficace del 20% in eccesso o in difetto.
Volendo sincerarmi delle osservazioni fatte da Laura (diverse dalle mie convinzioni), stamane ho chiesto chiarimenti ad un mio amico analista molecolare alla Università di Palermo. Egli mi assicura sulla identicità dei farmaci equivalenti rispetto ai 'griffati'
per quanto riguarda pricipio attivo ed effetti terapeutici (d'altronde la stessa definizione lo conferma).
Poichè ritengo debba essere chiara a tutti noi (non solo per l'imigran ma anche per qualsiasi farmaco eventualmente necessario) la fiducia da riporre in essi (se non si ha la volontà/possibilità economica di preferire gli 'originali'), ho fatto una breve ricerca in rete ed in primis rilevo che :
La normativa vigente, basata sul DLgs 323 del 20/06/96 (convertito in Legge 425/96) stabilisce che i generici debbano avere "la stessa composizione quali-quantitativa in principi attivi, la stessa forma farmaceutica e le stesse indicazioni terapeutiche.". La normativa non prevede la composizione degli eccipienti (questo aspetto è una possibile fonte di problemi o dubbi per i medici prescrittori). Il decreto Bersani specifica:
Un farmaco equivalente è un medicinale intercambiabile con il prodotto originale (specialità), ad esso bioequivalente, commercializzato dopo la scadenza del brevetto e del certificato di protezione complementare L’immissione sul mercato italiano di farmaci equivalenti prevede un’autorizzazione da parte del Ministero della Sanità. Per ottenere tale ammissione, il farmaco deve essere non solo un equivalente farmaceutico (cioè contenere lo stesso principio attivo nella stessa forma farmaceutica), ma anche un equivalente terapeutico (cioè deve esercitare la stessa azione terapeutica) rispetto alla specialità medicinale corrispondente.
Il farmaco equivalente ha il vantaggio di costare per legge almeno il 20% in meno rispetto alla corrispondente specialità.ed ancora da
http://www.farmalem.it/medicinali-equivalenti.shtmlPer medicinali equivalenti si intendono tutti quei farmaci il cui principio attivo è utilizzato regolarmente in terapia e che non sono più coperti da brevetto. I medicinali equivalenti erano stati inizialmente definiti "farmaci generici"; tuttavia la definizione di "generico" è stata associata dal pubblico a farmaci di minor qualità ed efficacia. In realtà i medicinali equivalenti sono farmaci in tutto e per tutto equivalenti dal punto di vista qualitativo e quantitativo al farmaco di “marca". I medicinali equivalenti quindi costano di meno e hanno un nome diverso.La percentuale di differenza (+/- 20%) citata da Laura si riferisce alla
bioequivalenza che è
da :
http://www.partecipasalute.it/cms/node/617 La bio-equivalenza di due farmaci indica che entrambi i farmaci vengono assorbiti dall’organismo in quantità simili e a velocità simili. La quantità e la velocità di assorbimento di un farmaco nel corpo definiscono il profilo di bio-disponibilità del farmaco. E’ stato stimato che una differenza del 20 per cento in più o in meno tra i valori di bio-disponibilità di due farmaci garantisce comunque che i due farmaci abbiano la stessa efficacia (o equivalenza terapeutica). Tra un farmaco di marca e un farmaco equivalente quindi il valore di bio-disponibilità, calcolato sulla quantità e sulla velocità di assorbimento dei due farmaci, può variare in un intervallo che va dal 20 per cento in più al 20 per cento in meno, mantenendo la stessa efficacia. e che come si evince da
http://darimar.altervista.org/farmacia/generici.htm#1gli studi condotti in proposito hanno rilevato differenze di bioequivalenze massime nell'ordine di +/- 20% considerate 'normali' ed accettate senza alcun problema..... questo range di variabilità nella bioequivalenza ...rappresenta una finestra di tolleranza convenzionalmente considerata trascurabile......Il mio personale parere è che in Italia ( grazie alla 'gratuità' concessaci dal nostro sistema sanitario) i "farmaci equivalenti sono ancora, nella percezione comune, 'figli di un Dio minore': quasi la meta' degli italiani e' ancora diffidente, ..." (La Repubblica news).
Da ciò ne consegue, ovviamente, la necessità di dirottare notevoli fondi pubblici (altrimenti impegnabili) alla Sanità, con i ringraziamenti delle case farmaceutiche.
p.s.: Tutti siamo convinti che 'più spendi meglio compri'. Ciò è vero per i beni di consumo, ma tengo ad aggiungere che i farmaci equivalenti costano meno, non per inferiorità di efficacia, ma costano meno perchè:
Sono molecole già sottoposte a studi clinici che ne hanno provato l’efficacia per la messa in commercio in prodotti con nomi di marca, il cui brevetto è scaduto. La mancanza dei costi legati alla ricerca, allo sviluppo, alla commercializzazione dei farmaci - che vengono coperti dalla vendita in esclusiva sotto brevetto dei prodotti che le industrie hanno messo sul mercato - fa sì che le industrie produttrici dei farmaci equivalenti li vendano a un prezzo inferiore rispetto a quelli di marca. da:
http://www.partecipasalute.it/cms/node/617