Autore Topic: triptofano e cefalea  (Letto 13177 volte)

Cielina28

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triptofano e cefalea
« il: Maggio 01, 2006, 13:16:36 Lun »
 :D ciao a tutti volevo sapere una cosa, faccio la cura preventiva con sandoimigran e poi prendo i soliti antidolorifici.
Mi hanno detto che il triptofano aiuta un pò sia a calmare, per l'insonnia e la cefalea

Nessuno di voi lo prende? se si che prodotto e che dosaggio? avete informazioni da darmi?
grazie mille
ho 28 anni e sono di Varazze SV ::)

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Re:triptofano e cefalea
« Risposta #1 il: Maggio 01, 2006, 18:27:45 Lun »
Ciao Cielina28 simpatico nik
allora anni fa all'inizio della mia maledetta ch anche a me prescrissero sandomigran e antidolorifici allora avevo attacchi rari nel senso che duravano pochi minuti per massimo una settimana con uno ho due attacchi al giorno sinceramente parlando a me non fecero alcunissimo effetto
però questo non dice che non vada bene perchè si sà che la ch va anche da soggetto a soggetto
non so se alcuni lo prendano ancora
io sono episodico e oggi uso per mia scelta solo se non ce la faccio più verapamil e ossigeno e acqua non che faccia miracoli ma mi aiuta molto
comunque altri ti daranno molte risposte in merito
resta con noi Cielina
L'O.U.C.H.ITALIA e veramente la nostra seconda famiglia :)

Dietro ogni nuvola c'è sempre un raggio di sole.......

Skianta

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Re:triptofano e cefalea
« Risposta #2 il: Maggio 01, 2006, 19:54:03 Lun »
Ciao Cielina e benvenuta tra noi.

Il triptofano, non lo conosco e non lo ho mai preso, mentre il sandomigran (antidepressivo) anni fa lo assumevo, ma i risultati, su di me, non sono certo stati eccellenti.

Ma tu soffri di cefalea a grappolo o di cefalea vasomotoria? Ti faccio questa domanda perchè non capisco come mai assumi questi farmaci, che non fanno parte dei farmaci di protocollo per la CH.

Non conoscendolo non mi voglio esprimere, ma ti lascio traccia di alcune informazioni trovate in internet.



Il triptofano è un amminoacido poco polare, la sua molecola è chirale.

L'enantiomero L è uno dei 20 amminoacidi ordinari, il suo gruppo laterale è un indolile.

Negli esseri umani è essenziale, cioè va assunto tramite l'alimentazione, dato che l'organismo umano non è in grado di sintetizzarlo.

Il triptofano è anche un precursore della serotonina (un neurotrasmettitore) e della melatonina.

Per qualche tempo il triptofano è stato distribuito sul mercato come integratore alimentare. Per molte persone si è rivelato un rimedio abbastanza efficace e sicuro per promuovere il sonno, data la sua capacità di alzare il livello nel cervello della serotonina, sostanza dall'azione calmante se presente in dosi moderate, e della melatonina, un ormone che induce sonnolenza prodotto dalla ghiandola pineale in risposta al buio o alla poca luce. Alcune ricerche cliniche hanno confermato l'utilità del triptofano come sonnifero naturale e come farmaco per i disturbi legati ad un basso livello di serotonina. In particolare, il triptofano si è mostrato promettente come antidepressivo, sia da solo che in sinergia con altri farmaci antidepressivi. Altre possibili indicazioni sembrano essere l'attenuazione del dolore cronico ed il trattamento dei comportamenti violenti, maniaci, compulsivi ed ossessivi legati a malattie nervose.

Nel 1989, una misteriosa epidemia di casi disabilitanti (e a volte mortali) di una malattia autoimmune chiamata sindrome eosinofilo-mialgica è stata attribuita ad un lotto di triptofano sintetizzato impropriamente. La coltura batterica usata da un importante produttore fu geneticamente modificata per aumentare la resa di triptofano; sfortunatamente la riduzione dei costi comportò anche la cancellazione di uno stadio di purificazione su carboni attivi, facendo sì che anche alcuni metaboliti batterici, responsabili dell'azione tossica, finissero nel prodotto finito.
A prescindere dalle cause della tossicità, il triptofano - come integratore alimentare - fu ritirato dal mercato negli Stati Uniti e in altri paesi subito dopo.

Il triptofano rimane sul mercato come farmaco che alcuni psichiatri continuano a prescrivere, specialmente a pazienti poco rispondenti ad altri farmaci antidepressivi ed è ancora oggetto di vari test clinici.

Nell'alimentazione, il triptofano si trova abbondante nel cioccolato, nell'avena, nelle banane, nei datteri, nelle arachidi, nel latte e nei latticini.
« Ultima modifica: Maggio 01, 2006, 20:16:07 Lun da Skianta »

Skianta

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Re:triptofano e cefalea
« Risposta #3 il: Maggio 01, 2006, 19:54:44 Lun »
Triptofano

aminoacido

Dichiarato dannoso: non assumere!


Informazioni di base

Origini naturali? Si
Origini sintetiche? Si
La prescrizione medica è richiesta? No


Fonti naturali in rete: Banca Dati degli Alimenti '97 - I.N.N.

Banane Latte
Carne Noccioline
Datteri essicati Pesce
Formaggio casereccio Tacchino

Nota: non sono riscontrabili effetti collaterali con l'assunzione di triptofano dai comuni alimenti, anche in caso di iperalimentazione.


Effetti dimostrati

Rientra nella struttura di tutte le proteine.

Effetti benefici supposti non dimostrati

È un efficace induttore del sonno.
Agisce come anti depressivo e ansiolitico.
Giova al trattamento del cocainomane.
Ha un effetto terapeutico nei comportamenti maniacali e aggressivi.
Diminuisce la sensibilità al dolore.
Inibisce l'appetito.

Chi necessita di quantità addizionali?

Le carenze del singolo aminoacido sono sconosciute eccetto nelle persone che seguono strette diete contenenti solo pochi alimenti.
Le carenze di tale aminoacido appaiono più comunemente come il risultato di una carenza proteica totale, il che è raro nei Paesi occidentali.
Chiunque con un inadeguato apporto dietetico calorico o nutrizionale o maggior fabbisogno nutrizionale.
Chiunque con un inadeguato apporto dietetico proteico.
Ragazzi, donne in gravidanza o in allattamento che siano vegetariani.
Persone con recenti e gravi ustioni o ferite.
Neonati prematuri.

Sintomi da carenza

In moderate deficienze:

Crescita lenta nei ragazzi.
Bassi livelli di proteine essenziali nel sangue.
In gravi deficienze:

Apatia.
Depigmentazione dei capelli.
Edema.
Sonnolenza.
Danno epatico.
Riduzione del tessuto muscolare e del tessuto adiposo.
Lesioni epidermiche.
Debolezza, astenia.

Sintomi supposti non dimostrati

Nessuno.


Esami di laboratorio rivelatori di carenza

Nessuno disponibile, eccetto per scopi sperimentali.


Posologia

Non prescrivere!

Fabbisogni giornalieri raccomandati (RDA): nessuna RDA è stata stabilita.

Come agisce questo aminoacido:

Rientra nella struttura di tutte le proteine.
Partecipa alla sintesi della serotonina.
Disponibile sotto forma di:

Ritirato dal mercato statunitense dalla Food and Drug Administration.

Avvertenze e precauzioni

Non prescrivere!

Può determinare eosinifilia-mialgia, un effetto collaterale potenzialmente letale. È stato dichiarato pericoloso negli Stati Uniti dal Food and Drug Administration e ritirato dal mercato americano.

Valutate il vostro paziente in caso di:

Assunzione di sonniferi.
Dopo i 55 anni d'età:

Non prescrivere.
Gravidanza:

Non prescrivere.
Allattamento:

Non prescrivere.
Effetto sugli esami di laboratorio:

Nessuno conosciuto.
Altro:

Ha determinato eosinofilia-mialgia, un effetto collaterale potenzialmente letale.
Negli studi su animali con carenza di vitamina B6, forti dosi di triptofano hanno indotto cancro alla vescica.

Sovradosaggio/tossicità

Può determinare eosinofilia-mialgia, un effetto collaterale potenzialmente letale.

Per i sintomi da sovradosaggio: sospendere la somministrazione e intervenire.
Per i sintomi da overdose accidentale (per es. l'intera bottiglia presa dal bambino): chiamare il Pronto Soccorso o il più vicino Centro Antiveleni.

Controindicazioni, effetti collaterali o sintomi da sovradosaggio

Ha determinato eosinofilia-mialgia, un effetto collaterale potenzialmente letale.

Interazione con farmaci, vitamine o minerali

Nessuna conosciuta.


Interazione con altre sostanze

Nessuna conosciuta.

Non assumere: può determinare eosinofilia-mialgia, un effetto collaterale potenzialmente letale. Dichiarato pericoloso dal Food and Drug Administration e ritirato dal mercato americano.


Skianta

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Re:triptofano e cefalea
« Risposta #4 il: Maggio 01, 2006, 20:02:35 Lun »
NUTRIMENTO DEL CERVELLO
 
In confronto anche alle specie più evolute l'uomo ha un numero di cellule nervose, una massa cerebrale e un'intelligenza di proporzioni impressionanti. Gli altri apparati (muscolare, circolatorio, digestivo) sono invece molto vicini, come struttura e funzioni a quelle della scimmia, del cane e degli altri mammiferi. La felicità di un uomo è in grandissima parte legata a un buon funzionamento del suo sistema nervoso. In condizioni di non malattia la funzione nervosa è influenzata dall'ambiente esterno soltanto da due meccanismi: uno, ben studiato è quello dei rapporti interpersonali ed intersociali; l'altro sorprendentemente poco noto, è quello correlato con l'alimentazione. Con i suoi miliardi di cellule nervose, con le sue centinaia di miliardi di interconnessioni tra cellula e più cellule, il nostro cervello funziona fra l'altro grazie alla presenza dei cosidetti "neurotrasmettitori", cioè di sostanze chimiche specifiche capaci di trasmettere da cellula a cellula l'impulso nervoso. Più esattamente ciò avviene a livello di particolari raccordi, chiamati sinapsi: la trasmissione dell'impulso nervoso tra cellula nervosa o tra cellula nervosa e cellula effettrice non nervosa (ad esempio una cellula muscolare) avviene tramite l'immissione, da parte della cellula, nell'intimo del raccordo, di un mediatore. Gran parte di questi trasmettitori vengono riassorbiti dalla cellula che li ha liberati e quindi riutilizzati: una quota di queste preziose sostanze va però perduta; nessuna di queste può essere costruita ex novo dall'organismo: sono tutte di derivazione alimentare, nel senso che l'organismo deve sintetizzarli
 partendo da alcuni componenti alimentari. Data la indispensabilità di questi mediatori, è predisposta tutta una serie di meccanismi di salvaguardia per cui di fronte a una carenza alimentare, l'organismo è capace di trovare risorse di emergenza, sempre nell'ambito della dieta; oppure utilizza addirittura una parte dei tessuti meno nobili (adipe, masse muscolari), salvaguardando la funzione nervosa dai danni legati a squilibri alimentari. Tutto questo è vero fino ad un certo punto, ed è valido entro certi limiti di entità e di tempo. È sicuro che, specialmente in certe fasi evolutive, specie quando l'organismo è sotto sforzo "plastico" (cioè quando richiede molte e particolari sostanze per il suo accrescimento e sviluppo) carenze o squilibri dietetici provocano danni al patrimonio dei neurotrasmettitori. È sorprendente come non venga sufficientemente illustrato ai non competenti in scienze biomediche, come una alimentazione povera in senso lato, abbia ripercussioni anche catastrofiche proprio sull'insostituibile strumento di benessere e di lotta per la sopravvivenza, qual è appunto il cervello. Insomma, l'uomo non medico deve sapere che il suo sistema nervoso può essere lesionato anche pesantemente, specie nell'età evolutiva, da una alimentazione incongrua. La malnutrizione è certo l'attentato più insidioso al suo potenziale nervoso, alla sua intelligenza, al suo carattere. L'indigenza provoca malnutrizione, la malnutrizione a sua volta provoca miseria fisica e intellettuale. Fortunatamente ciò si verifica sempre meno nell'epoca attuale.
L'alimentazione proteica di origine animale (carne, latticini), garanzia di normale sviluppo psichico e nervoso, è di gran lunga più costosa di quella cerealicola (notoriamente responsabile di rallentamento dello sviluppo somatico e intellettivo). Da qui scaturisce in tutta la sua evidenza come la malnutrizione poteva costituire, e lo può anche oggi in non pochi paesi, un mezzo insuperabile di dominio, in quanto accoppia la efficacia alla economicità. Ben note sono la prestanza fisica, la fierezza dei pellerossa, il senso di indipendenza dei nomadi, dei marinai, dei pastori, a nutrizione a base di proteine animali (carne e latticini). Altrettanto nota è la decadenza fisica e psichica, per esempio dei marinai che hanno rinunciato alla loro vita avventurosa (e anche al loro cibo a base di pesce) e si sono messi a coltivare e a mangiare prevalentemente grano e mais. La statura media della popolazione europea (e specie di quella italiana, ad alimentazione tradizionalmente cerealicola) è cresciuta rapidamente in parallelo al maggior consumo di carne. Gli effetti della dieta sui neurotrasmettitori costituisce una informazione irrinunciabile per la comunità, anche se, come tutte le informazioni a spiccata angolatura specialistica, la divulgazione è difficile e non di rado malintesa. Il problema di come la malnutrizione in genere (o diete carenti di particolari componenti quali, ad esempio, le proteine) possano influire sul nostro cervello non è nuovo. Tuttavia, solo recentemente i neurobiologi, cioè gli scienziati che studiano i diversi aspetti chimici, fisiologici e clinici del sistema nervoso, si sono chiesti se perfino la dieta di tutti i giorni possa influenzare la funzione cerebrale. Negli ultimi anni si è giunti alla conclusione che fluttuazioni normali della nostra dieta giornaliera possono influenzare non solo la funzione cerebrale ma anche mutare aspetti particolari del nostro comportamento, quali ad esempio il sonno. Il meccanismo è semplice in quanto si tratta di un'azione diretta delle sostanze percorritrici di tre elementi chiave per il cervello. I tre "precursori" esaminati finora sono il triptofano, uno degli aminoacidi essenziali, che si trova in molti alimenti quali il latte, il formaggio, la carne ed i vegetali; la colina (la lecitina delle uova e della carne è una delle sorgenti di colina, l'altra sono le proteine poiché la colina viene sintetizzata nel fegato partendo dagli aminoacidi) ed infine la tirosina, derivata o dalle proteine o dalla fenilanina di origine alimentare.
Ognuna di queste sostanze viene captata dal cervello dal sangue e rapidamente trasformata in una o più delle "sostanze segnale", cioè nei "mediatori chimici" che sopraintendono ad una serie di funzioni essenziali comprendenti sia il comportamento che il tono affettivo. Il triptofano, ad esempio, si trasforma nel cervello in serotonina, la colina in acetilcolina e la tirosina nelle catecolamine, quali la noradrenalina.
La dieta può alterare la concentrazione del triptofano nel sangue: quando è ricca di proteine e perciò di triptofano, la concentrazione di questo aminoacido nel sangue aumenta senza però variare i livelli di questo o della serotonina nel cervello. Tale mancato effetto è dovuto al fatto che, parallelamente, aumenta nel sangue anche la concentrazione di altri aminoacidi che per così dire impediscono il passaggio del triptofano al cervello. La presenza di un altro componente alimentare, gli zuccheri, facilita il passaggio del triptofano producendo un aumento parallelo di questo nel sangue e nel cervello. Tale effetto è probabilmente dovuto all'insulina che facilita il trasporto di tutti gli altri aminoacidi, eccetto proprio del triptofano, negli altri organi escluso il cervello. Un aumento della concentrazione cerebrale del triptofano produce immediatamente un aumento della produzione della serotonina in cellule nervose localizzate in regioni ben definite del sistema nervoso centrale.
La serotonina è coinvolta nel controllo di importanti funzioni quali il sonno, la sensibilità al dolore, la fame, la funzione sessuale, la liberazione di ormoni epifisari e perfino nell'apprendimento, nel meccanismo d'azione delle droghe allucinogene come ad esempio 1'LSD e forse anche nell'insorgere delle depressioni. Poiché ormai sembra dimostrato il fatto che il livello cerebrale di serotonina, acetilcolina e catecolamine può essere variato dalla dieta, molti neurobiologi si sono diretti verso lo studio di tale effetto sulla fisiologia umana e sul comportamento. Pare, ad esempio, che la somministrazione di triptofano sia in grado di facilitare o addirittura indurre il sonno non solo nei topolini ma anche in certa percentuale di individui sofferenti d'insonnia. Il solo fatto che livelli di "precursori", come il triptofano o la colina possano modificare e controllare la produzione dei "mediatori" (come la serotonina o l'acetilcolina) è non solo importante per i fisiologi ma pure molto promettente in campo clinico.

Skianta

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Re:triptofano e cefalea
« Risposta #5 il: Maggio 01, 2006, 20:07:05 Lun »
EUROCARNI Maggio 2003

Farsi un piatto di buonumore

L’alimentazione influisce veramente sull’umore? Alcuni ricercatori sostengono di sì a causa del triptofano

di Josette Baverez Blanco

 

 
 

In che modo quello che mangiamo può influenzare il nostro umore? Ma innanzitutto, c’è correlazione tra cibo e umore?

Molti rimangono scettici, giustamente, se si parla di cambiamento radicale di comportamento in base al fatto che si sia mangiata una fetta di torta o un po’ di mozzarella. Un sì definito non si può dare, ma molte ricerche nel campo nutrizionale hanno evidenziato importanti legami tra alimenti e comportamento, chiamando in causa naturalmente il cervello.

L’attenzione si è focalizzata in particolare sul triptofano, un amminoacido che costituisce uno dei "mattoni" delle proteine, di cui si è studiato l’effetto sulla depressione, sul dolore e sul sonno.

Infatti il cervello, pur avendo un peso equivalente a circa il 2 per cento del peso corporeo, consuma dal 20 al 30 per cento delle calorie e utilizza il 15 per cento del sangue circolante. È dunque un grande divoratore di energia. Ma non solo. È come "internet", una complessa rete di vie di comunicazione che lo attraversano in tutte le direzioni. Alcuni messaggi chimici si inseriscono in questa rete — i cosiddetti neurotrasmettitori — che mandano segnali all’organismo, alla periferia.

Sono questi che danno l’avvio alle funzioni corporee, ai vari modi di sentire e di sentirsi, al livello di coscienza, alla pressione del sangue e alla frequenza respiratoria.

È in questo senso che la produzione dei neurotrasmettitori può essere influenzata dagli alimenti o dai nutrimenti in generale. Cosa che succede ad esempio con la distinzione fra l’influenza degli alimenti contenenti elevate quantità di proteine (prodotti caseari e carni…), rispetto a quelli contenenti elevate quantità di carboidrati (zucchero, pane, pasta e riso…).

I cibi ad un alto contenuto proteico stimolano due neurotrasmettitori, la dizumina e la norepinefrina, che sembrano dare una sensazione di energia e di prontezza. Invece i cibi ad un alto contenuto di carboidrati sono in comunicazione con un altro neurotrasmettitore, la serotonina, che provoca sensazioni di rilassamento e di calma.

Le diete ad alto contenuto di proteine e di carboidrati influenzano il tipo e la quantità degli aminoacidi in circolazione nel sangue, ma per quanto riguarda il comportamento e l’umore influiscono altri fattori: lo stato generale di salute, l’approccio più o meno gradito ad un ceto alimento…

Il triptofano è comunque importante proprio per la produzione del neurotrasmettitore serotonina.
 Poiché il triptofano è un amminoacido, essendo le proteine fatte di aminoacidi, più si mangiano proteine più aumenta il livello di triptofano nel cervello. La regola però non è così semplice, perché anche mangiando carboidrati si aumenta la concentrazione di triptofano che entra nel cervello e la quantità di serotonina che viene prodotta.

Che cosa dire dei cosiddetti effetti terapeutici del triptofano? Qual è la validità delle terapie nutrizionali sulla depressione, ad esempio?

È certamente un concetto affascinante ma deve essere ridimensionato. Ci sono in effetti tante forme di depressioni, ciascuna con diversi tipi di equilibrio — o squilibrio — chimico; non è certo solo con il triptofano — utilizzato in tanti paesi come antidepressivo — che si può guarire la depressione.

Per quanto riguarda il dolore, possono essere suggerite ai pazienti piccole dosi di triptofano con dieta di molti tipi di carboidrati, poche proteine e pochissimi grassi. In tal modo si può verificare un miglioramento in particolare nel caso del cosiddetto "colpo di frusta", nel mal di testa cronico o nel dolore cervicale.

Comunque il più forte argomento a favore del triptofano è la sua possibile capacità di indurre il sonno, tanto che alcuni esperti raccomandano di prendere un grammo di triptofano da mezz’ora ad un ora prima di andare a letto. Ricordiamo, però, che non fa dormire ma facilita il sonno.

Ma non si deve esagerare con il triptofano che comporta anche qualche effetto collaterale tra cui nausea e scarsa coordinazione.

È stato, invece, dimostrato che tende ad aumentare l’efficacia dei farmaci in genere. In tal senso, lo si può vedere come complemento di una terapia farmacologica, ad esempio, nella depressione o nel problema del sonno.

In "quei giorni", pane…

Molte donne si lamentano del così detto S.P.M. (sintomo pre-mestruale) che genera nervosismo, malinconia, tristezza, depressione, irritabilità oltre che gonfiori alle gambe e tensione ai seni. Alcuni ricercatori americani di Boston hanno scoperto che mangiare pane, pasta e zuccheri migliora l’umore in quei giorni, in particolar modo, rilassa le tensioni e i gonfiori dovuti ai problemi circolatori.

Con questi alimenti aumenta la presenza di serotonina nel cervello la cui mancanza può essere legata alla depressione e alle variazioni di umore.

Josette Baverez Blanco

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Re:triptofano e cefalea
« Risposta #6 il: Maggio 01, 2006, 21:32:36 Lun »
Ottimo Skianta
grandissima spiegazione Grazie :)
Sull'erocarni
qualcosa di vero c'è sicuramente perchè mia moglie soffre molto di questi sintomi e un dottore le prescrisse
la stessa dieta e sembra che le da un po di beneficio. :)
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Cielina28

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Re:triptofano e cefalea
« Risposta #7 il: Maggio 02, 2006, 11:58:19 Mar »
Grazie per le vostre gentilissime risposte
io soffro di cefalea vasomotoria e quel tipo odioso di cefalea con aurea
il sandomigran vi ha fatto un pò ingrassare?  :P

Offline gabrielik

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Re:triptofano e cefalea
« Risposta #8 il: Maggio 02, 2006, 12:26:52 Mar »
Ingrassare...........? moltissimo pesavo 60- 65 ne peso 57 -58 :D
quando vado a fare l'rx risparmiano energia elettrica
mi mettono davanti alla finestra............ ;D ;D
No a me per i due anni che l'ho preso mi ha lasciato standard.
Ciao cielina  :)
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