Autore Topic: Cannabis e cefelea  (Letto 23577 volte)

Offline kaiser

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Cannabis e cefelea
« il: Ottobre 31, 2013, 11:59:01 Gio »
Ciao a tutti ragazzi!!!
come state? io sono assente da un bel po, ma una notizia mi ha fatto nascere un leggero entusiasmo. Vorrei condividerla con voi.
Vi posto una storia di cui vorrei chiedervi i vostri pareri.
Vorrei tentare di percorrere questa strada per mio fratello.

Grazie in anticipo.

Bando alle ciance eccola: (tratta dal link http://www.cannabis.info/IT/enciclopedia/2465-marijuana-vs-emicrania/)

L’emicrania è costituita da mal di testa ripetitivi e pulsanti, presenta anche sintomi di nausea, vomito, sensibilità alla luce e può essere debilitante per 3-4 giorni. Alcune persone possono percepire l’aurea prima dell’inizio del mal di testa, caratterizzata da un insieme di disturbi alla vista, al linguaggio e dalla perdita di forze.

Potrebbe essere determinata da fattori genetici, ma anche ambientali. La causa certa è sconosciuta alla medicina ufficiale, ma si ipotizza che abbia a che vedere con una dilatazione/costrizione, a livello di cervello, dei vasi sanguigni.

Ne soffre il 10% della popolazione (circa 6,5 milioni di persone in Italia), una grande fetta di  potenziali acquirenti decisamente appetibile per le grandi case farmaceutiche.

Generalmente i primi sintomi iniziano con la pubertà, colpisce persone sotto i 50 anni, 3-4 volte più le donne degli uomini. In molte donne scaturisce dalla variazione degli ormoni femminili durante il ciclo mestruale, la gravidanza, la menopausa o assumendo contraccettivi orali.

L’emicrania può presentarsi anche per l’aver saltato i pasti o l’aver mangiato velocemente. Restando in tema culinario, tra i cibi, sono particolarmente nocive le bevande alcoliche, birra, vino, caffeina, cioccolato, gli alimenti salati e soprattutto quelli troppo elaborati industrialmente. Può sorgere per stress, ma anche per stimoli sensoriali, come il riverbero del sole, le luci intense, i rumori forti o gli odori sgradevoli, come quelli di vernici o solventi.

Il jet lag, un sonno insufficiente o eccessivo, piuttosto che un’attività fisica troppo intensa, incluso il sesso, sono altri fattori scatenanti. Non ultimo, l’emicrania può scaturire da cambiamenti di tempo o della pressione atmosferica, piuttosto che per l’assunzione di alcuni farmaci o dall’inalazione di tabacco.

Come risulta dalla relazione di consulenza tecnica al caso di Davide Corda (che vedremo in seguito) eseguita da Gian Luigi Gessa, professore emerito e neuropsicofarmacologo all’Università degli studi di Cagliari, uno dei massimi esperti di cannabis (hashish, marijuana, THC) in Italia, i primi farmaci prescritti dal medico quando sente parlare di mal di testa sono: Aulin, Brexin, Orudis e Aspirina. Questi farmaci possono essere sufficienti a placare un mal di testa, ma in molti pazienti non riescono nel loro intento, tanto meno con l’emicrania.

Quando i farmaci appena nominati non funzionano, generalmente i medici passano alla prescrizione di farmaci più potenti, come Amotrex e Maxalt, da assumere al bisogno. Non prevengono la crisi, ma ne attenuano il dolore e sono efficaci solo nel 30% dei casi, mentre il 60% riscontra effetti collaterali. Se il paziente ha una cattiva risposta anche a questi farmaci, passa a una terapia di profilassi, con il Fluxarten, per esempio, volta a prevenire gli episodi cefalalgici. In caso d’ulteriore risposta negativa alla cura tocca alla somministrazione di antidepressivi come il Cipralex, iniziando con l’assunzione per un paio di mesi, con tutte le conseguenze collaterali del caso.

Tutto ciò, a danno dell’ignaro paziente, convinto di essere in buone mani, quando invece potrebbe essere prescritta, come farmaco di prima linea, la miracolosa marijuana.

Occasionalmente, infatti, ai pazienti capita di provare la cannabis, anche semplicemente inalandola come fumo, e di sperimentare una riduzione del dolore e un sonno rigenerante e confortevole. Alcuni di questi pazienti, anche a causa della leggera dipendenza procurata dalla cannabis, a volte incappano in consumo regolare, sperimentando così una diminuzione della frequenza delle crisi emicraniche. Oltre a ridurre le crisi, un consumo regolare di cannabis, ovviamente soggettivo, è in grado di ridurre anche la sintomatologia neurovegetativa che accompagna l’emicrania: nausea, vomito, perdita dell’appetito, disturbi digestivi, lacrimazione e palpitazione, per esempio.   

Anche con la cannabis, ad ogni modo, qualcuno, soprattuto chi alle prime armi, prova degli effetti collaterali severi, per quanto naturali: episodi psicotici (in chi sono già latenti), ansia, panico, deficit delle funzioni cognitive e psicomotorie.

Con l’utilizzo coscienzioso di questa singola medicina olistica molti pigliano, comunque, due piccioni con una fava: diminuiscono i dolori in caso di cefalea e si riduce la frequenza d’attacchi emicranici.

D’altra parte, fino a prima della proibizione, la cannabis era il farmaco d’elezione per l’emicrania. Sebbene, come per ogni farmaco vegetale, non esistano studi che ne certificano l’efficacia, questo rimedio è stato utilizzato per millenni contro l’emicrania. Testato da milioni di nostri antenati, è quindi un farmaco sicurissimo.

La cannabis fu levata dalle sostanze prescrivibili della farmacopea degli Stati Uniti e dell’Europa nel 1941, in seguito alla sua resa illegale nel 1937, e il Journal of American Medical Association sostenne, un anno dopo, che la marijuana fosse più efficace dell’ergotina, il farmaco classico utilizzato per la cefalea.

Nell'800, una delle indicazioni principali per la quale veniva prescritta la cannabis era proprio il mal di testa, così come oggi in California e Germania. Non a caso, William Osler (1949-1919), il medico canadese definito il padre della medicina moderna, sosteneva circa l’emicrania: “La cannabis indica è probabilmente il rimedio che da maggiori soddisfazioni”.

A quei tempi la cannabis era prescritta accompagnata dall’assoluto riposo, così come oggi, naturalmente, fanno anche molti soggetti emicranici che, dopo averla assunta, si mettono a letto, al buio, aspettando passino i dolori.

Il motivo per cui la cannabis funziona è molto semplice, ma conosciuto solo in qualche università. Come accennato negli scorsi articoli, nel 1992 è stato scoperto che il corpo umano produce marijuana endogena (cannabinoidi prodotti internamente dal corpo, chiamati Anandamide, beatitudine in sanscrito) per i suoi recettori (denominati CB), molti dei quali presenti nel cervello oltre, che nel resto del corpo. Nel cervello, i recettori dei cannabinoidi sono localizzati nelle aree dedicate alla nocicezione, il processo sensoriale che rileva e convoglia i segnali del dolore. In particolare i recettori sono nella zona grigia pariacqueduttale, ritenuta responsabile dell’insorgenza della crisi emicranica.
Ebbene, Ethan Russo, dell’Università di Washington, probabilmente la maggiore autorità al mondo su questo argomento, in una sua ricerca pubblicata su Neuroendocrinoly Letters, sostiene come l’emicrania, la fibromialgia, la sindrome dell’intestino irritabile e altre condizioni resistenti al trattamento farmacologico allopatico, sono determinate  da una carenza clinica di endocannabinoidi (CECD, Clinical endocannabinoid deficiency) nel corpo. In pratica, ai recettori del cervello non arrivano gli endocannabinoidi anandamide e ciò provoca il mal di testa.

Per un esempio pratico, vediamo ora, in seguito a un’intervista, il caso di Davide Corda, instancabile webmaster dell’Ascia (Associazione Sensibilizzazione Canapa Autoprodotta in Italia), sui siti internet antiproibizionisti www.legalizziamolacanapa.org e www.ascia-web.org.

Davide ha iniziato a soffrire di forti mal di testa all’età di sedici anni e sotto prescrizione medica ha assunto i vari farmaci sopracitati. Purtroppo, Davide è anche fabico, una malattia ereditaria che provoca la distruzione dei globuli rossi, e si scatena quando il soggetto mangia o inala i vapori di fave, piselli, altri vegetali o alcuni farmaci: antipiretici e analgesici, antimalarici, sulfamidici, salicilici e alcuni chemioterapici, per esempio. A causa del favismo, possono prescrivergli solo farmaci dall’effetto blando, perché quelli ad alta intensità gli provocano ulteriori problemi. Con il tempo, però, i farmaci perdono la loro efficacia e pertanto lasciano persistere i dolori. Davide ha continuato così fino al diploma, ma nel frattempo aumentava la frequenza delle crisi di dolore. Per questo motivo non fu in grado di prepararsi sufficientemente bene per gli esami e, nel 1989, fu bocciato alla maturità. Una volta ottenuto il diploma l’anno successivo, non s’iscrisse all’Università, convinto che il problema non gli avrebbe permesso di portare a termine gli studi.

Nel 1990, durante l’estate, andò a far visita a dei parenti in Svizzera, dove il consumo di cannabis è ben conosciuto, da molto tempo, e accettato dalla società civile. In terra elvetica conobbe un ragazzo, amico di suo cugino, con il suo stesso problema, che gli raccontò, appunto, di trovare beneficio e sollievo nell’utilizzo di marijuana. Davide però non prese la cosa molto seriamente, anche perché, a quell’epoca, aveva provato solo una volta uno spinello, a 17 anni, ad una festa di Capodanno, ma era pure stato male, avendo in precedenza bevuto dell’alcol. Durante la permanenza dai parenti, per oltre un mese, gli venne una prima crisi acuta di fortissimo mal di testa e assunse i classici medicinali che portava sempre con se, ovunque, esattamente come chi ha una malattia a vita. Al presentarsi del dolore, prese 2-3 capsule, ben oltre la posologia, per sentire un leggero effetto positivo sul dolore, che però rimaneva persistente. Proprio durante la crisi, si presentò l’amico del cugino, che lo invitò a fumare una canna. Dopo lo scetticismo iniziale, Davide decise che il dolore provato era troppo forte e, pronto a tutto purché passasse, decise di sperimentare quella che poi per lui divenne la cannabis terapia. Bastarono pochi istanti perché la canna facesse effetto e Davide iniziò ad avvertire una riduzione del dolore, più di quanto avessero fatto i farmaci in precedenza. Subito dopo sentì il bisogno di sdraiarsi al buio, in silenzio, e si addormentò con fin troppa facilità. Al risveglio, il dolore era molto sottile, quasi scomparso. Il nuovo-antico farmaco aveva fatto effetto. Nel periodo in Svizzera ebbe altre 3 crisi e ogni volta riprovò a fumare, con lo stesso risultato positivo. Oltre a placare il male alla testa, la cannabis diminuiva in modo notevole anche la nausea, il vomito e il dolore agli occhi che accompagnavano l’emicrania.

Una volta tornato in Italia, Davide iniziò ad informarsi sulla cannabis terapeutica, per scoprire una vasta documentazione in merito. Purtroppo, però, non esisteva la possibilità di curarsi legalmente, così decise di provare l’auto-medicazione, acquistando, a suo rischio, hashish e

marijuana nelle piazze del mercato delle droghe. Con il tempo e l’uso regolare della sostanza diminuì pure la frequenza della crisi, da circa un episodio a settimana, ad uno al mese. Grazie alla cannabis, quindi, il suo problema di salute si è notevolmente ridotto, un quarto del male rispetto a prima, e in caso di attacco d’emicrania sapeva pure di poter contare su un farmaco eccezionale come quello offerto dalla natura. Consumandola alla sera, prima di coricarsi, non avvertiva nemmeno gli effetti collaterali della cannabis ed aveva eliminato pure quelli derivati dall’assunzione di medicine: bruciori allo stomaco, all’intestino e diarrea, per esempio, che paradossalmente lo costringevano a prendere altri farmaci, per contrastare gli effetti collaterali degli antidolorifici.

Seppur illegalmente, quindi, Davide continua la sua cura preferita, ritrovando lentamente il senso della vita. L’auto-cura andava talmente bene che decise di non rivolgersi più ai medici. Sentiva d’aver trovato la sua medicina, con la quale poteva vivere bene. Decise quindi di riprendere gli studi e s’iscrisse all’Università, per poi conseguire, nel 1999, con successo, l’abilitazione all’Albo dei Consulenti del Lavoro. Entrato nel mondo del lavoro, iniziò come ragioniere, nello studio dove svolse il praticantato, per poi finire nell’azienda in cui lavora tuttora. Con qualche risparmio a disposizione, iniziò a fumare con ancor più regolarità al rientro dal lavoro, all’incirca un grammo e mezzo di sostanza grezza al giorno, notando un ulteriore diminuzione della frequenza dei mal di testa. Purtroppo, però, non è sempre facile trovare la cannabis, quindi, ogni tanto, sceglieva d’ acquistare una scorta di sicurezza per prevenire eventuali mancanze, spendere meno soldi e recarsi meno nei luoghi di spaccio. Sfortunatamente per lui, un giorno venne beccato dalle forze dell’ordine con la sua medicina e subì dei guai giudiziari. Fortunatamente, grazie anche alla relazione tecnica del professor Gessa, la sentenza ha visto Davide completamente assolto. Giustizia è quindi fatta, anche perché i poliziotti che avevano arrestato Corda, sono poi finiti dietro le sbarre per ricettazione di droga.

La cannabis, quindi, ha mostrato più efficenza di tutte le altre pastiglie, e questo è uno dei motivi per cui le case farmaceutiche, contro l’etica, non spingono per la sua legalizzazione.

Qual’è quindi il vero farmaco? Calcolando che qualche piantina può essere coltivata outdoor, con un investimento di 50 euro, quanti soldi potrebbero risparmiare i pazienti? In termini di prescrizione, essendo l’emicrania legata a una mancanza di endocannabinoidi nel corpo, un valido rimedio è costituito da una dieta a base di cibo biologico, con l’apporto di omega 3, presente nel pesce, ma abbondanti anche nel ricco olio di semi di canapa. Oltre agli omega 3, anche l’attività fisica, non troppo intensa, è un valido propulsore degli endocannabinoidi. Se ciò non bastasse … CANNABIS!

Peppe :)

Offline kaiser

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Re:Cannabis e cefelea
« Risposta #1 il: Ottobre 31, 2013, 15:34:58 Gio »
Ciao Raga,
tramite lo stesso link sono risalito poi all'ACT (associazione cannabis terapeutica) alla sezione emicrania: ecco quanto trovato

http://www.medicalcannabis.it/mainpage.php?do=schede/scheda_dolore4.htm

Un po' di storia
L'uso della Cannabis per il dolore di testa risale a parecchi secolo addietro.
La prima inequivocabile descrizione è quella di un medico persiano del nono secolo , e sappiamo che nel Medio Evo la medicina araba era la più evoluta. Anche Santa Ildegarda, famosa erborista del dodicesimo secolo, la propone come cura:" Chi ha il cervello pieno e dolori alla testa può mangiarla e i dolori saranno ridotti". A cominciare dalla metà del diciannovesimo secolo la Cannabis fu introdotta sempre più nella medicina officiale, e l'emicrania divenne una delle indicazioni più frequenti. Importanti trattati di terapia del tempo la menzionano per questo scopo, e famosi clinici la consigliano. Ad esempio Edouard C. Seguin, presidente della Società Neurologica di New York affermò:" ..con l'uso prolungato della Cannabis indica l'emicrania o il mal di testa può essere curato, spesso alleviato, o mitigato in severità". Simili pareri si ritrovano nella letteratura medica per decine d'anni, e ancora nel 1915 Sir William Osler, uno dei padri della moderna medicina, sentenziava sull'emicrania:"Cannabis indica è probabilmente il rimedio che dà maggiori soddisfazioni".
Si può affermare che la Cannabis fu considerata per circa un secolo nella letteratura medica occidentale una delle migliori terapie per l'emicrania, se non addirittura la migliore.

Cosa dice la ricerca
Tra le cause dell'emicrania vi è uno squilibrio nel sistema del neuromediatore serotonina.
Gli effetti dei cannabinoidi sui recettori cerebrali della serotonina rappresentano il razionale per il loro impiego nel trattamento della crisi acuta e nella terapia profilattica.
I cannabinoidi riducono la liberazione di questa sostanza dalle piastrine del sangue dei pazienti [1], e ne modulano l'attività a livello del cervello [2] in maniera tale da ridurre lo stimolo al vomito, sintomo d'accompagnamento frequente.
I principi attivi della Cannabis si sono dimostrati validi antiinfiammatori senza peraltro gli effetti gastrolesivi di questi farmaci [3].
I cannabinoidi interagiscono sul sistema degli oppioidi ed è stato trovato un circuito cerebrale basato su cannabinoidi che media l'analgesia, cioè la riduzione del dolore [4]. Recettori per i cannabinoidi si trovano in zone del cervello già note perché implicate nell'analgesia [5].
Altri meccanismi implicati sono il sistema dopaminergico [6] e quello della NMDA-glutammato [7].

Revisione della letteratura
Le evidenze cliniche a favore di un uso terapeutico della cannabis nel trattamento dell'emicrania sono ancora limitate e si tratta per lo più di evidenze aneddotiche.
E' riportato il caso di tre fumatori di Cannabis in cui la cessazione dell'uso della sostanza provocò crisi di emicrania, prontamente regredita con il ritorno all'uso [8]. Analoghe esperienze vengono descritte anche da altri autori [9-11].
L'emicrania è una delle indicazioni più frequenti riscontrate in un'indagine svolta tra i consumatori tedeschi di Cannabis ad uso medico [12] ed in una analoga svolta fra i consumatori californiani [13].

In una casistica del prof. Ethan Russo, una delle massime autorità in materia, l'80% degli emicranici trovavano giovamento dall'assunzione di Cannabis, spesso con risoluzione completa dei sintomi [14].
Tornando sull'argomento in una rassegna pubblicata su Pain [15], la più importante rivista scientifica sul dolore, l'autore sostiene che :

    La Cannabis ha una lunga storia di uso efficace e sicuro nel trattamento e nella profilassi dell'emicrania.
    La Cannabis sembra modulare i processi nocicettivi nel cervello, e può interagire con la via serotoninergica e altre vie implicate nell'emicrania.
    La Cannabis ha inoltre riconosciute proprietà anti-emetiche, utili nel trattamento dell'emicrania.
    La Cannabis, quando inalata, è rapidamente attiva, saltando l'assorbimento intestinale, marcatamente ridotto nell'emicrania, e può essere dosata in maniera esatta alla richiesta del paziente.

Sulla base di tali premesse i derivati della Cannabis potrebbero rappresentare il farmaco ideale per il trattamento dell'emicrania, specie ove si consideri che le terapie attualmente disponibili per il trattamento dell'emicrania, talora gravate da pesanti effetti collaterali, risultano non completamente efficaci in circa il 30% dei casi.

E' auspicabile che si giunga in breve a una sperimentazione clinica con i derivati della Cannabis in questa malattia che, secondo una definizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, "non uccide, ma non lascia vivere".
Peppe :)

Offline SfInGe

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Re:Cannabis e cefelea
« Risposta #2 il: Ottobre 31, 2013, 20:20:47 Gio »
..

Argomento interessante e contraddittorio!
Non è strano che il suo utilizzo sia datato addirittura all'epoca dei faraoni dove già si conoscevano le proprietà di questa ed altre piante medicinali perchè di questo si tratta..di una pianta medicinale con effetti positivi e negativi..penso che allora non la inalassero ma la masticassero..
Attualmente ottenerla in Italia è come affrontare un gatto a nove code!
Rientra nelle cure palliative e precisando che la cannabis terapeutica non è come la "maria" rintracciabile in qualche luogo di svago personale ma una vera medicina con principio attivo dosato che molti regioni non concedono ed altre invece ne hanno avviato la sperimentazione su casi particolari..sisi così la chiamano adesso nonostante gli studi provenienti dalla Spagna, dall'Olanda, da Israele e Usa..la chiamano sperimentazione e la cosa mi fa pure ridere.
Risultati incoraggianti si sono avuti su molte patologie una tra questa la SM e non è poco..pazienti con la Sclerosi Multipla hanno ripreso a camminare!! Per la depressione, per il Morbo di Crohn, per la fibromialgia, per i disturbi ossessivi compulsivi, per il cancro, per il Parkinson, per il diabete..che dire il CBD e il THC sono principi attivi miracolosi..
Sativex o bedrocan sono differenti ma tra infiorescenze e fogliette una terapia di 3 mesi dopo sbattimento tra le asl costa tra le 600 e le 2000 euro! Il solo Bedrocan costa sui 40 euro e dura 5 giorni seguendo le indicazioni..Non sempre a carico del SSN ma quasi sempre a carico totale del paziente e per quanto sappia la maggior parte arriva dall'Olanda e le spese di spedizione partono dai 300 euro.
L'inalazione con vaporizzatore che è il metodo sano di assumere cannabinoidi,o la classica sigaretta/canna se non lo hai ma inali anche tutto il resto..combustione etc. Oppure s'ingerisce e  ci sono diversi modi dalla preparazione del burro per biscotti etc..
Sanno esattamente le lobby farmaceutiche e le comunità scientifiche cosa è in grado di fare la cannabis al nostro corpo ma non si guadagna da una piantina! Penso di aver reso l'idea!
Per la sua applicazione nelle crisi emicraniche dalla farmacocinetica abbiamo ipotesi che renderebbero fattibile il suo utilizzo e considerando che per alcuni emicranici a volte prescrivono la morfina provare con la cannabis terapeutica potrebbe essere una strada alternativa da seguire ed è ovvio che le risposte al trattamento come nei farmaci da protocollo hanno una loro analisi.
La serotonina è un neuromodulatore particolare dove l'attivazione cerebrale e il dolore e l'umore e il sonno la dicono lunga sulle sue caratteristiche. La corteccia cerebrale, gangli della base, ponte e bulbo, ippocampo..ecco dove agisce..e se l'antagonista riduce la sua disponibilità non a caso ci troviamo
la dietilamide dell’Acido lisergico (LSD) maggiormente applicabile nei casi di CH e non di emicrania.
Mi fermo qua già autonomia scaduta e forse vi ho annoiati sempre che abbia dato un senso..
Vi abbraccio
Maria

Offline ulisse741

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Re:Cannabis e cefelea
« Risposta #3 il: Novembre 01, 2013, 08:14:38 Ven »
Per esperienza il THC lavora a meraviglia sul dolore, ma nella CH NON ho riscontrato nessun effetto positivo, ne sull'intensità, ne sul numero di attacchi.
Anzi, per dirla tutta, a me l'uso dei cannabinoidi scatenava gli attacchi, risultando un trigger NON diverso dall'alcol.

Altro discorso invece si potrebbe fare sull'uso di LSD o LSA.


G.

Giordano Bottelli
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Offline siciliano

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Re:Cannabis e cefelea
« Risposta #4 il: Novembre 01, 2013, 17:40:38 Ven »
concordo
Alessandro Anelli
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Offline ALEXGIUA

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Re:Cannabis e cefelea
« Risposta #5 il: Novembre 04, 2013, 10:18:13 Lun »
Concordo con le risposte di Alex e Giordano per la CH i benefici della cannabis lasciano il tempo che trovano......
Alessandro Giua
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Offline loco

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Re:Cannabis e cefelea
« Risposta #6 il: Novembre 19, 2013, 18:52:21 Mar »
E no!la cannabis e' un vasodilatatore ( da li gli occhi rossi) e per noi va male e scatena la bestia

Offline Omar

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Re:Cannabis e cefelea
« Risposta #7 il: Dicembre 05, 2013, 21:22:19 Gio »
Per esperienza il THC lavora a meraviglia sul dolore, ma nella CH NON ho riscontrato nessun effetto positivo, ne sull'intensità, ne sul numero di attacchi.
Anzi, per dirla tutta, a me l'uso dei cannabinoidi scatenava gli attacchi, risultando un trigger NON diverso dall'alcol.

Altro discorso invece si potrebbe fare sull'uso di LSD o LSA.


A malincuore sono d'accordo.....

Offline SfInGe

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Re:Cannabis e cefelea
« Risposta #8 il: Maggio 03, 2014, 14:10:25 Sab »
...

Una chicca:
http://www.cannabisterapeutica.info/2014/05/02/nasce-la-prima-rivista-italiana-dedicata-alla-cannabis-terapeutica/

Sarà una rivista semplice e snella, diretta a professionisti del settore, pazienti o semplici curiosi..

Offline acirino

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Re:Cannabis e cefelea
« Risposta #9 il: Maggio 05, 2014, 22:15:13 Lun »
Mi sa che è proprio così...

Per esperienza il THC lavora a meraviglia sul dolore, ma nella CH NON ho riscontrato nessun effetto positivo, ne sull'intensità, ne sul numero di attacchi.
Anzi, per dirla tutta, a me l'uso dei cannabinoidi scatenava gli attacchi, risultando un trigger NON diverso dall'alcol.

Altro discorso invece si potrebbe fare sull'uso di LSD o LSA.


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Offline kip11

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Re:Cannabis e cefelea
« Risposta #10 il: Giugno 07, 2014, 18:26:24 Sab »
I cannabinoidi sono dei vasodilatatori, è vero.

Ma non li metterei sullo stesso piano dell'alcool.

Per un motivo molto semplice, per quanto contraddittorio... ma comunque rilevante ai fini della CH.

I cannabinoidi vengono solitamente inalati in misture che comprendono il comune tabacco di sigaretta, pieno di nicotina.

Ecco, per quanto sia estremamente nocivo per altri aspetti, come noto, fumare nicotina ha potenti effetti vasocostrittori.

Tanto potenti che 'causa malattie cardiovascolari' se l'abitudine al fumo diventa vizio.

Quindi fumare una 'canna' - in buona sostanza - vasodilata o vasorestringe?

 ::)

Non potevo dormire sapendo che i grappolati rischiavano di tormentarsi con tale quesito.

Mi sono quindi permesso di fare una piccola inchiesta.

1 - La chimica

Un buon modo per trovare la risposta adeguata alla domanda è quello di iniziare a vedere chimicamente di cosa stiamo effettivamente parlando.

La marjuana o 'erba' è costituita dalle cime germogliate della pianta della cannabis indica.

Il principio attivo prevalente ai fini dello 'sballo' è il tetraidrocannabinolo, noto anche come THC.

Ha forti effetti vasodilatatori.

L'hashish o 'fumo' è invece costituito dalla resina raccolta dalle stesse cime germogliate della stessa pianta.

Sotto il profilo chimico nell'hashis il THC è presente in percentuale molto minore, perchè la chimica della pianta lo trasforma in un principio più stabile, il cannabinolo (CBN).

Tale passaggio del THC verso il cannabinolo fa parte dei processi di maturazione della pianta stessa, nella sua fase conclusiva della fioritura.

Tale differenza chimica è molto nota ai consumatori abituali ed è per'altro causa di reazioni psico-fisiche sostanzialmente diversi tra loro, all'atto dell'assunzione.

Per quanti non lo sapesssero, fumare 'erba' induce notoriamente uno stato di euforia.

Al cotrario fumare hashish genera solitamente effetti del tutto contrari, solitamente associati al rilassamento corporeo generale e alla scomparsa dell'ansia.

La differenza di sensazioni tra i consumatori di marjuana o hashish è ovviamente dettata dal processo di 'decadimento' progressivo del THC che si trasforma in cannabinolo, e quindi estremamente sensibile alle condizioni di effettiva produzione del 'derivato di cannabis' effettivamente inalato.

Sostanzialmente un'ottima 'erba' avrà effetti euforizzanti molto incisivi, mentre un ottimo hashish avrà senz'altro la capacità di generare dei notevoli effetti calmanti e rilassanti nel consumatore.

Quindi fumare erba e fumare fumo non è esattamente la stessa cosa.

Tornando alla CH questa prima considerazione è molto significativa.

Il THC ha importanti effetti vasodilatatori.

Il cannabinolo o CBN ha infatti degli effetti vasodilatatori molto molto più contenuti.


Ma se ci fermassimo alla teoria chimica pura e semplice è chiaro che il malato di CH non dovrebbe toccare i derivati della cannabis.

Però se vogliamo rispondere concretamente alla domanda - "Un malato di CH può fumare cannabis?" - dobbiamo confrontarci con un altro aspetto del problema, che ovviamente riguarda sempre la chimica.


2 - La pratica di strada - Il ruolo della nicotina

I cannabinoidi non vengono quasi mai fumati 'puri', almeno in Italia.

Sia per ragioni commerciali che per questioni pratiche.

In Marocco l'hashish viene fumato puro, mentre in Jamaica o in Messico l'erba viene fumata senza alcuna aggiunta di tabacco.

Beati loro, direte voi.

Ma il punto è che in tutta Europa viene comunemente aggiunto nelle 'canne' una certa percentuale di tabacco di sigaretta, che facilita la combustione dei cannabinoidi stessi.

Sia negli 'spinelli' di 'erba' che in quelli di 'fumo' che potrete trovare alle feste dei vostri amici troverete senz'altro una percentuale di tabacco.

Negli spinelli di erba tale percentuale di tabacco è molto minore, per ovvi motivi.
L'erba riempie la vostra 'sigaretta modificata' e brucia meglio, quindi viene mescolata con poco tabacco.
 
Negli spinelli di 'fumo' è invece necessario aggiungere il contenuto di una intera comune sigaretta di tabacco, perchè evidentemente tale tabacco serve a permettere la lenta combustione della resina, ovvero del 'fumo' appunto.


Normalmente le 'canne' o 'spinelli' non hanno dei filtri come le comuni sigarette confezionate: quindi significa che l'assunzione di nicotina è in questo caso estremamente più immediata e massiccia rispetto al tradizionale fumo di sigaretta.

3 - La risposta

Rispondo quindi alla domanda, fatte salve le tre seguenti premesse:

- Fumare FA MALE, ed è sempre sconsigliato
- I cannabinoidi NON sono di per se stessi di alcun ausilio specifico per contenere i dolori della CH
- La nicotina è ovviamente nociva

Premesso questo, appunto, come si deve comportare un malato di CH?
Come deve regolarsi di fronte ad uno spinello?

Le prove chimiche e i dati sociali riassunti poco sopra, ma soprattutto 16 anni di test clinici e indagini sul campo, fanno apparire come presumibilmente valide le 3 seguenti affermazioni:

1 - Il malato di CH dovrebbe evitare la marjuana nei periodi del grappolo, soprattutto se di buona qualità.  :(
In caso di necessità dovrebbe in ogni caso limitarsi a fumarla solo se diluita in dosi non trascurabilli di comune tabacco di sigaretta. Se la percentuale di 'erba' non supera il 25-30% del totale della 'canna' è molto probabile che gli effetti vasodilatatori del THC dell'erba vengano efficacemente annullati da quelli vasocostrittivi della nicotina, inalata senza filtro insieme all'erba.

2 - Il malato di CH può invece fumare hashish senza rischiare un effetto trigger:)
Negli spinelli di 'fumo', indipendentemente dalla qualità dell'hashish che potrete trovare sul mercato, gli effetti vasocostrittivi della nicotina contenuta nel tabacco utilizzato nella mistura saranno tali da non attivare affatto i più deboli effetti vasodilatatori del cannabinolo (CBN) contenuto nell'hashish.


3 - Seriamente... l'agente reale della discussione è la NICOTINA, che incide sui vasi sanguigni più dei comuni cannabinoidi.
Quindi il malato di CH dovrebbe fumare tabacco puro, magari senza filtro?

NO, perchè fumare fa male; anche se in effetti ... farlo avrebbe ed ha effetti vasocostrittivi molto importanti, nel bene o nel male.
fabio


Offline casper60

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Re:Cannabis e cefelea
« Risposta #11 il: Giugno 07, 2014, 21:12:22 Sab »
molto esaudiente la tua spiegazione ma rispondi a questa mia semplice domanda che dopo aver letto il tutto mi sorge spontanea
perchè a me, nello specifico, se in grappolo mi faccio una canna di fumo mi parte l'attacco come se bevessi alcool e se invece la canna è di maria non succede nulla?

casper ;)