Sten, Alessandro, e tutti,
E' chiaro che io di quello che ho scriitto non voglio dire assolutamente che ho la certezza sull'origine della CH
per carità di dio se l'avessi avrei rivoluzionato personalmente il mondo con le buone o con le cattive
Se conoscessi con certezza l'origine dellla ch sarei la persona più felice sulla faccia della terra, invece sono molto triste
Sono solo osservazioni che ho portato avanti con un lavoro personale e che, magari se condivise anche con i nuovi, potrebbero fornire sia a loro che alla comunità scientifica, un valore aggiunto.
Di certo c'è che le emozioni, lo stress, e i traumi interagiscono con la CH; la cosa curiosa è però come il trauma possa essere sia positivo che negativo ovvero attivare o spegnere un grappolo.
Invece le emozioni anno quasi sempre (a seconda dell'emozione) lo stesso effetto sull'attacco (non sul grappolo); intendo dire per esempio la rabbia può anche far scatenare un attacco, ma mai riesce ad arrestarlo (se t'incaz..zi troppo durante un attacco, non ti passa, ma anzi ti dura di +).
Lo spavento invece può avere la capacità di fermarti un attacco in un tempo più breve dell'imigran fiale.
Chi ha trovato la forza (sò che è un impresa, ma qualcuno di noi c'è già riuscito) durante un attacco di rilassarsi in esso (anzichè agitarsi, muoversi, ed arrabbiarsi) sà che l'attacco dura di meno; non fa meno male, non si abbassa il dolore, ma diminuisce il tempo di durata dell'attacco.
La Ch infatti purtroppo, sotto il profilo emotivo e sentimentale è una brutta bestia anche perchè si alimenta da sola; un grappolato soffre, si arrabbia, si deprime, si angoscia, si dispera, (certo, magari non succede se uno ha un grappolo di 15 gg ogni tre anni)e così facendo,(naturalmente senza volerlo) la alimenta. Questo potrebbe essere un motivo che porta alla cronicizzazione della patologia.
Ecco che se si capisce questo circolo vizioso e si riesce a contrastarlo in senso opposto, si riesce a "Lavorarla ai fianchi" ; lavorandola ai fianchi per bene e costantemente non pretendo di dire che la guarisci, ma sicuramente che ti può migliorare. Questo credo che sia un atteggiamento pro attivo nei confronti della patologia, che nel tempo, può dare buoni risultati.