Grazie a tutti per l'affetto, il calore, la solidarietà che mi avete dimostrato da subito, fin dalle prime fasi della malattia di mio padre.
Malattia che è stata oggetto di un gravissimo errore di diagnosi iniziale: la confusione mentale di mio padre (a luglio di quest'anno) non era Alzheimer, ma un'encefalopatia epatica minima che - non diagnosticata per più di un mese - lo ha portato a ricorrenti episodi di coma encefalico e infine alla morte.
Aveva ragione Barbara quando, alla notizia vaga di un aggravamento di mio padre aveva scritto: "Ma...io credevo che queste cose (Alzheimer) avessero un decorso più lento". E infatti è proprio così.
Un uomo di 82 anni, con un'epatite C da circa 20 anni (presa grazie alle nefandezze ospedaliere degli anni '80) e un fegato parzialmente cirrotico, è stato valutato come affetto da Alzheimer perchè non rispondeva correttamente a dei test psicometrici. Una corretta anamnesi DOVEVA invece riconoscere l'insorgenza di una encefalopatia epatica, che ha gli stessi sintomi neurologici dell'Alzheimer ma degenera in più breve tempo.....Per due volte, in tempi diversi, mio padre è stato visitato in ospedale dal neurologo dell'Ospedale di Savona che ci diceva: "Signore care, per me non c'è alcun aggravamento particolare. Voi dovete finalmente accettare che la sintomatologia di vostro padre rientra nel quadro clinico di una sindrome demenziale da Alzheimer...iscrivetevi al progetto Cronos!!!".
E poi, dal 20 di agosto la diagnosi corretta ma la progressiva consapevolezza che un vecchio di 82 anni non venga curato con la dovuta attenzione ....."Ma signora, suo padre è un uomo di 82 anni....facciamo il possibile ma siamo a fine corsa!"
Dimesso il 1 settembre - perchè secondo i medici di Savona stava meglio- con una prescrizione drastica di diuretici (sapremo poi che è un fattore precipitante dell'encefalopatia epatica) lo portiamo a casa e ci accorgiamo che di nuovo tende a riaddormentarsi: scopriamo che per 20 giorni non lo hanno fatto MAI EVACUARE (malgrado la stipsi sia anch'esso un fattore precipitante dell'encefalopatia epatica per la produzione di ammonio) e dobbiamo far intervenire un infermiere che provvede manualmente. Ma è tardi ormai. Si ritorna all'ospedale con mio padre di nuovo in coma. Proseguono con terapie altalenanti (e un eufemismo), fino a sabato scorso quando staccano sacca alimentare e il supporto di acqua glucosata, comunicandoci che siamo alla fine: "Cosaaa?
Lo lasciano morire di fame e di sete?" grida mia madre, una roccia di 80 anni, che pretende il riallaccio delle flebo. Mio padre muore, dopo una settimana di terribile agonia, il 13 ottobre 2006 alle 8. 56.
E io non posso perdonarmi: non sono stata all'altezza nel confronto con questi medici, non mi sono mossa bene e per tempo, non mi sono informata al momento giusto per conoscere tutto il necessario sulla malattia di mio padre e sulle terapie raccomandate, quel necessario che oggi so......... ma è troppo tardi.. Mi sono fidata.....e ho sbagliato.
Un abbraccio a tutti voi e ancora una volta: "grazie".