Ciao Tauro, sono d'accordo con quello che ti hanno scritto gli altri amici. Una diagnosi è doverosa, bisogna sapere con cosa e contro chi si combatte. Purtroppo molte volte i centri per le cefalee hanno tempi lunghi ma si può sempre optare per una visita privata; certo, non è gratis, ma considerando la condizione di sofferenza un centinaio di euro si possono sacrificare. La diagnosi per la ch è clinica, cioè fatta sulla sintomatologia e non ci sono esami utili. Un neurologo che si occupa di cefalee la diagnosi è in grado di fartela abbastanza agevolmente, poi deciderai tu cosa fare e come gestirla. L'acido acetilsalicilico è inutile per la ch come lo sono tutti gli analgesici più o meno forti, questo è assodato. L'unica eccezione è il sumatriptan ma questo è un discorso a parte. Adesso che le crisi si sono allungate ne hai fatto la prova personalmente. Bisogna fare molta attenzione alle suggestioni farmacologiche perché a volte si rischia di appesantire il nostro corpo inutilmente. I farmaci orali hanno tempi di reazione ed efficacia che non possono prescindere dal loro transito intestinale; se le tue crisi erano di venti minuti vedi anche tu che, ammesso e non concesso che l'aspirina funzionasse, la sua azione avrebbe iniziato a dispiegarsi a crisi finita. Questo è il motivo dell'uso del sumatriptan in iniezioni piuttosto che in pastiglie. Io ho avuto in tanti anni per diverse patologie visite di tutti i tipi, sono stato esaminato da medici "sconosciuti" e da medici ritenuti luminari della professione; non mi sento assolutamente di svalutare i primi piuttosto che gli altri. Ho trovato il buono e il triste in entrambe le categorie. Il medico bravo è quello che capisce cosa hai e riesce a indirizzarti verso la guarigione. E' una professione poco scientifica da questo punto di vista, dal momento che pur essendo fatti più o meno tutti allo stesso modo, quel più o meno a volte fa una grandissima differenza. La differenza tra la malattia e la guarigione, tra il benessere e il dolore. Non è poco ma spesso bisogna insistere, cercare più pareri, visioni anche diverse da medici che hanno esperienze diverse. Se uno ha la fortuna di capitarci dentro al primo colpo meglio, ma non è facile.
La ch non va mai sottovalutata, io adesso mi trovo dopo anni in un grappolo tosto e pesante; guai se non avessi fatto esperienza in precedenza. La ch non chiede permesso mai, fa quello che gli pare e piace, si compiace di questo. Noi possiamo rendergli la vita molto difficile ma solo conoscendola bene.
Questo è il mio pensiero, senza pretese di verità, ci mancherebbe. Una testimonianza unita al rifiuto di accettazione passiva di questa malattia. Un abbraccio fraterno