Anni ‘70 : Carlo, un tranquillo signore sui 35 che svolge la sua vita e la propria attività sulle colline della Langa. Un giorno decide, dopo cena, di andare a trovare un parente in un paese distante una ventina di chilometri dal suo. Al ritorno, l’ora è tarda e si sa, per le strade di quei luoghi, di notte c’è ben poco movimento. Il suo furgone ad un tratto si mette a fare i capricci, anzi lo lascia a piedi in una zona isolata.
(telefoni e cellulari?... Col cavolo in quegli anni) Siamo d’estate in una notte stellata, senza luna, in lontananza i cani abbaiano, doversela fare a piedi in un percorso di “sali-scendi”, curve e controcurve, timore di incontri sgraditi; nonostante ciò si mette in marcia, decisamente contrariato inizia a valutare, a mezzanotte passata, quanto tempo occorrerà per rientrare a casa.
Per rincuorarsi prova a fischiettare, più avanti con il “mm-mm-mmm” solletica un motivetto popolare.
Tutt’a un tratto, tra i meandri nascosti della materia celebrale, un’idea illumina la sua mente. Ricorda che durante il percorso dovrà passare accanto alla frazione del Cuc@lo, in cima ad una collina che ben conosce in quanto, in una delle case, risiede un suo caro amico : Luigi. Un sospiro prolungato e rassicurante.
Intanto, cammina-cammina, sono già le due e trenta; un insolito ottimismo prende il sopravvento nell’elaborazione dei suoi pensieri, con un faticoso soliloquio notturno : “…so che ha una bicilcletta e quando sarò da lui gliela chiederò in prestito”.
Dopo un po’:
..” già Luigi … quel caro ragazzo. . . insieme abbiamo affrontato tante avventure …” il tutto accompagnato da una sofferta espirazione.
Cinquecento metri più avanti, con i piedi ormai pesanti, un pensiero meno lusinghiero affiora nella sua mente : . .”però quella volta che gli avevo prestato la falciatrice non me l’aveva neanche ripulita quando ha finito. . .”.
A seguire : “.. è vero che in quell’altra occasione mi aveva fatto fermare a cena . . . “.
Altre centinaia e centinaia di metri vengono fagocitati dai suoi passi quasi inconsapevoli in quanto a prevalere sono i suoi contrastati pensieri nei riguardi del suo amico. E così il suo cervello inciampa in un biasimevole ricordo di quella volta che aveva bisogno della sua scala “lunga” e Luigi, seppur non la utilizzasse, gliela aveva negata. Un movimento del capo verso destra e verso sinistra, ripetuto, non fa che confermare l’esecrazione per l’affronto subito.
Nel frattempo, alle tre e quarantacinque, il cielo all’orizzonte inizia a colorare di un roseo contorno le montagne lontane, ecco apparire meno distante, la sagoma oscura della frazione del Cuc@lo .
Torna un pensiero di quelli piacevoli : “. . .alla festa di San Badolino mi aveva presentato Matilde, la più bella del paese, già . . “ .
Nell’avvicinarsi alle case della frazione, il soliloquio contrastato si fa parossistico : “ ..già però quella volta non mi aveva fatto quel piacere: INGRATO “ .
… “ si però sono sicuro che stavolta la bici… se però non mela presta : sia maledetto !” .
…” sì sono sicuro che me la darà! ma ..forse no! ma no…forse sì; ma va-là….quell’altra volta è stato corretto”. Ma certo è pur sempre un amico!
Intanto arriva fin sotto al balcone (finestre aperte) della casa in cui dorme Luigi e preso dalla foga si mette a chiamare forte (mani intorno alla bocca a mo’ di megafono) :
“L U I G I I I !!!”
Pochi secondi e una figura, tipo zombi, (piedi striscianti, occhi chiusi, braccia larghe nell’avanzare a tentoni) si affaccia al balcone e a fatica risponde : “Chi è ?!?”.
Da sotto, un grido risentito: “ VAI A FARTI FOTTERE TU E LA TUA BICI!!! . .”