.....perdono!....allegri non ne so fare....SCOPERTA DI TONIO
Era un vecchio solo, segnato dagli anni e dal vino; guardandolo con il volto ben illuminato dal sole estivo, si poteva leggere tutta la sua storia nelle rughe profonde. Il suo sguardo aveva una fissità che, a prima vista, si poteva definire ebete, o perlomeno assente: lui stesso era congelato in una sola espressione, per la mattina, il mezzodì, la sera, la domenica. Un’espressione sola, un sorriso profondo che si sposava con il suo sguardo.
Eppure, chissà perché, mi ricordava quei volti di Cristo del Rinascimento italiano, tutti tristi e bigi nella loro muta sofferenza.
E fu proprio un Cristo che mi fece capire Tonio, in una chiesetta della Val Pellice. Mi guardava dalla croce di legno tarlato, tarlato anche lui, dalla penombra della sua nicchia. Soffriva, soffriva molto e lo si vedeva bene ma, ..no! , ecco che un soffio di sole mi restituisce uno sguardo vacuo, quasi stupido...
- Tonio! - pensai - ... sembra proprio Tonio, lo stesso volto roso dai tarli, gli stessi occhi acquosi da pecora, le stesse guance scavate, lo stesso collo rinsecchito-.
D’un colpo tornai bambino, quando il mistero era nelle statue dei santi, nei dipinti della passione, nell’oro dell’altare.
- Ecco - mi dissi - adesso alzo gli occhi e vedo una croce con un Cristo appiccicato e... ancora Tonio! -.
Sapete quel formicolio nella schiena, di quell’impressione di essere osservati da tutti gli angoli che ci prende quando siamo in situazioni strane ...no, non paura, chiamiamola timore, apprensione ingiustificata, ma ...insomma, uscii in fretta da quel luogo e mi ritrovai a pensare, quasi ridendo, che Cristo era scemo come Tonio o ... Tonio saggio come Cristo.
Da quel giorno presi ad osservare attentamente il vecchio, con interesse quasi scientifico! Poi, pian piano, cominciai a capire che la maschera dell’idiozia gli uomini la mettono a chi è scomodo alla coscienza, a quelli che, non potendosi far odiare per troppa bontà , vengono allontanati dalla società con la bolla di scemo.
Presi anch’io, con un po’ di timore e di vergogna, ad accarezzare i cani randagi, parlare loro per ore ed ore sotto il sole caldo, o negli androni nei giorni piovosi.
Non riuscii a molto, la bontà assoluta è un dono che si acquisisce alla nascita, non si conquista! E lentamente, con la magra consolazione di averlo capito, scordai Tonio e tornai alla vita che l’uomo definisce normale.
L’anno dopo, Tonio morì. Era inverno inoltrato, e nella sua stanza faceva un freddo impossibile; eppure lui era lì, con quel suo sorriso inchiodato sul volto, per l’eternità .
Al suo funerale eravamo in sette: il prete, il becchino, io ed i suoi quattro cani. Dopo due parole scontate ed inadatte del prete, e dopo una manciata di terra, rimasero solo i cani…..