cara luna, sono assolutamente d'accordo con te...anzi mi stupisco di come riusciate a non cadere in depressioni, panico ecc. ecc.
a questo proposito, mi permetto di farvi una domanda, se riterrete opportuno rispondere ovviamente.
nessuno di voi ha provato a seguire una psicoterapia da che si è manifestato il grappolo?
Miao a tutti, e a Marte,
in realtà molti di noi soffrono attivamente dei disturbi che hai citato, in primis depressione, ma anche ansia, attacchi di panico.
Credo che alcuni di noi si siano rivolti per questo a specialisti della psiche, quantomeno per contenere e gestire appunto i disturbi.
Io personalmente ho seguito due psicoterapie ora concluse. La prima quando ancora non avevo una diagnosi, la seconda a cavallo della diagnosi. Ho un master in artiterapie che mi ha "costretto" a terapie di gruppo per quattro anni.
Generalmente l'approccio dei terapeuti si è concentrato sull'accettazione della situazione dolorosa,riconosciuta all'unanimità come invalidante e stimolante di processi ansiosi. Ho cercato di affrontare i disturbi del sonno con training autogeno e yoga, ora sono insegnante di queste discipline e non seguo corsi ma li posso proporre ad altri, e non ho più disturbi del sonno.
A oggi non ho, fortunatamente, ansia o attacchi di panico nè depressione, ma mi deprime comunque la mia situazione dolorosa, la ch mi sveglia di notte, sono infelice del mio dolore e mi angoscio quando si presenta invadendo la mia quotidianità.
Nessun terapeuta di quelli che mi hanno seguito ha mai creduto di associare la ch a un trauma psicologico per questo non posso portare un'esperienza diretta al tuo quesito.
Concordo pienamente che un sostegno psicologico non possa fare che bene, a me ha giovato e forse gioverebbe a ognuno di noi.
Io non mi sento di assegnare alla ch un'origine psicologica, la manifestazione dei sintomi è molto oggettiva e materiale, molto organica e puntuale nella sua fisicità. Ma questo è naturalmente solo il mio punto di vista personale.
Come molti di noi ho cercato di comprendere le origini del mio disturbo e mi sembra di vedere una chiara consecuenzialità tra dolore fisico e coinvolgimento psichico. Nel tempo poi i due si mescolano tra loro com'è giusto che sia, del resto si tratta di"vissuto"del dolore che è soggettivo, il più soggettivo dei sintomi, legato a milioni di caratteristiche emotive e caratteriali diverse per ognuno.
La terapia psicologica a mio parere può rappresentare uno strumento utile a vivere meglio il dolore, semmai questo sia possibile, ma il dolore resta un fatto fisico, generato da un sistema che malfunziona e reitera il suo malfunzionamento.
La mia ch è molto associabile ai ritmi circadiani e alla metereologia, è perfino prevedibile con tutto che a volte riesce comunque a stupirmi.
E' vero anche che abbiamo sempre la tendenza a vedere mente e corpo come separati e autosufficienti, mentre è chiaro che non sono affatto distinti, sono la STESSA PERSONA, e per questo in ogni malattia la mente porta il suo abbondante contributo.
Personalmente tuttavia non credo affatto che a oggi nè la psicologia nè la medicina siano in grado di lavorare una nell'altra come dovrebbero, sono ancora troppo parziali per riuscirci. Oguna vede solo se stessa e in questo cade l'errore di entrambe e il loro conseguente fallimento.
Perdonatemi la filosofia della riflessione che comunque resta fatto concreto per la maggior parte di noi.
Potrebbe già essere un successo riconoscere che un fatto psichico può generare modificazioni organiche, ma anche che un fatto organico può generare modificazioni psichiche, entrambi gli aspetti e i vissuti galleggiano negli equilibri ormonali e dei neurotrasmettitori e la ch si evolve e esprime proprio in seguito a un disequilibrio di questi.
Viene prima il dolore o la paura di sentire dolore?
Nella mia esperienza è venuto prima il dolore, e ha continuato indifferente a presentarsi. La psicoterapia mi ha reso migliore il vissuto del dolore e meno ansiose le pause senza dolore, ma non ha in nessun modo inciso sulla quantità degli attacchi e delle manifestazioni dolorose.
Mio malgrado ammetto che un vero passo avanti lo ha fatto il comprendere di cosa soffrivo e soprattutto sapere di poter utilizzare ossigeno e imigran e sapere di averli a disposizione quando servono. Questo dato ha di fatto ridotto sensibilmente le mie paure.
Da piccola non ho subito traumi gravi, o forse indagando ancora scoprirò che è così, comedelresto è capitato certamente a molti che però oggi non soffrono di ch. Di certo invece c'è che il mio ipotalamo non funziona come dovrebbe, qualunque causa stia all'origine di questo malfunzionamento che però ormai è un fatto concreto. I terapeuti hanno sondato in lungo e in largo lemie disavventure infantili, alla fine le ho viste e credo accolte, ma il mio ipotalamo comunque fa i capricci, non riesce a fare il suo dovere.
Riflessioni aperte.