Recentemente, Marcello, ho letto un libro molto "bello", perchè racconta un'esperienza vera di un giovane uomo, diventato uno psicologo mentre si trovava ad affrontare un linfoma, un trapianto di midollo, una brutta ricaduta, la guarigione definitiva. Si intitola "
L'erba di mamma" e non vi dico perchè...a tratti ho riso moltissimo leggendolo...
Dan Shapiro, l'autore, racconta molto molto bene il rapporto che, per un paziente in situazione molto critica, diciamo pure di "urgenza cronica", di "disperazione", si instaura con i suoi "salvatori", con i medici.
Ed il suo punto di vista è straordinariamente interessante perchè lui vede i medici sia
dal punto di vista del paziente sia
dal punto di vista dello psicologo che aiuta il medico, che gli "insegna" a gestire il suo rapporto con i pazienti e con un lavoro, quello del medico, ragazzi, non dimentichiamolo MAI, DIFFICILISSIMO, sotto ogni profilo.
Responsabilità, continuo contatto con la sofferenza, spesso sentimenti e/o situazioni di impotenza, fatica mentale ed emotiva, la consapevolezza, come dice Shapiro, dell'enorme distanza tra "ciò che sanno e ciò che sarebbe necessario sapere".
Io a suo tempo mi iscrissi a medicina...ed avevo incubi tutte le notti: ero consapevole del fatto che non sarei mai riuscita a gestire tanta e tale responsabilità E continuare a vivere con un minimo di serenità.
Quel "minimo di serenità", Marcello, i medici se la devono conquistare "un pò come viene", indossando una corazza di apparente o reale insensibilità, durezza.
Tutti i medici (un pò di acqua al mio mulino...) avrebbero bisogno di una preparazione su come affrontare il rapporto con i pazienti e le loro sofferenze, in modo da non nuocere con atteggiamenti e comportamenti "inadeguati" al paziente E a se stessi...avrebbero bisogno di preparazione e sostegno psicologico...perchè anche il medico è un essere umano (ma non mi dire...direte voi) ed ha bisogno e diritto di vivere con serenità il proprio duro lavoro di ogni giorno.
Dan Shapiro, dopo essere guarito, è diventato questo, uno psicologo che aiuta i medici a fare meglio il loro lavoro.
C'è una scena bellissima nel libro, in cui, steso a letto in una stanza d'ospedale, riceve la visita di una equipe di medici che non conosce.
Chiede loro più di una volta chi siano e, dopo essere stato ignorato più di una volta... spara loro addosso con un fucile ad acqua!!!
La stessa sera uno di quei medici, toltosi il camice, va nella sua stanza, si siede sul letto, e senza fare il minimo cenno al "gavettone", gli parla come una persona parla ad un'altra persona, gli dà i consigli necessari per curarsi un' ulcera che ha su una gamba.
E l'ulcerà guarsce in breve.
Dan Shapiro scrive "non so se abbia funzionato l'unguento che mi prescrisse o il fucile ad acqua".
E' dura per il paziente E, spesso, anche per i medici.
La CH è una malattia estremamente dolorosa: guardarla da fuori, essere medici, vedersi impotenti, non deve essere molto facile da gestire come situazione, per niente.
Non è che tu debba sforzarti d capire quei medici, Marcello, però guardare le cose dal loro punto di vista può autarti a dare un qualche senso a quel vissuto così "sgradevole" (metto le virgolette perchè è un eufemismo).
Grazie per aver condivso con noi il tuo vissuto.
Dolce notte, amico, e zero dolore per sempre.
Evi