Forse Sten si riferisce a questo:
(se servirà a non togliere parti del testo, stavolta userò due post)
CEFALEA A GRAPPOLO E DISTURBI PERIODICI DELL'UMORE - TERRENO BIOLOGICO COMUNE
Centro Cefalee e Dipartimento di Scienze Neurologiche, Università di Pavia, Istituto Neurologico C. Mondino.
Disordini caratterizzati da meccanismi patogenetici apparentemente differenti, quali la cefalea a grappolo (cluster headache, CH), il disturbo bipolare dell’umore, ed il disturbo stagionale dell’affettività (seasonal affective disorder, SAD, o winter depression) sembrano presentare numerose affinità , come suggerito dalla stessa osservazione clinica e da una serie di convincenti evidenze sperimentali.
Tutte e tre le forme, in primo luogo, offrono a considerare un pattern temporale caratteristico, con manifestazioni cliniche ad andamento periodico o ciclico, che talora assumono una franca ricorrenza stagionale. Gli attacchi dolorosi della CH, almeno nella variante episodica, tendono infatti a presentarsi, soprattutto nelle stagioni intermedie, in ragguppamenti (grappoli) di varia durata, nell’ambito dei quali le crisi occorrono con regolarità "da orologio". Analogamente, oscillazioni dell’asse timico più o meno frequenti (switches) caratterizzano le altre due patologie, con una maggiore vulnerabilità ai disturbi durante il periodo invernale nel caso della SAD. Per il loro caratteristico profilo temporale, CH, SAD e disturbi bipolari dell’umore si propongono pertanto come modelli di alterazione dell’ordine temporale interno dell’organismo (cronopatologia).
Con riferimento ai fattori di "trascinamento" (entraining factors), quelli che giocano un ruolo nel precipitare le crisi dolorose nella CH, quali ad esempio le alterazioni del ritmo sonno-veglia, le modificazioni geoclimatiche, e i life-events di tipo familiare e/o lavorativo, sono spesso associati alle manifestazioni cliniche delle altre due forme. Studi condotti nella CH hanno inoltre documentato la presenza, anche in fase asintomatica, di alterazioni dell’organizzazione delle fasi del sonno, ed è noto che modificazioni della durata e della qualità del sonno rappresentano aspetti clinici di fondamentale importanza nei disturbi dell’umore.
Vi sono poi aspetti biologici sovrapponibili in questi disordini: nella CH è possibile osservare un sovvertimento dei ritmi circadiani nocicettivi (soglia del dolore), autonomici (ritmo cardiaco delle 24 ore), e neuroendocrini (secrezione di LH, testosterone, ACTH, cortisolo), e questi aspetti, in particolare quelli endocrini (iperattività dell’asse ACTH-cortisolo), sono ben documentabili anche nei disturbi dell’umore.
Dal punto di vista della risposta ai trattamenti farmacologici, è poi noto che il litio, farmaco di elezione nei disordini periodici dell’affettività , rappresenta uno dei più efficaci presidi nella terapia profilattica della CH. Il litio, così come altre molecole utilizzate nella terapia (verapamil, fluoxetina, melatonina) è peraltro in grado di interferire significativamente con varie funzioni biologiche circadiane nell’animale da esperimento.
Molte delle modificazioni stagionali che si manifestano negli esseri viventi sembrano essere collegate ad alterazioni fotoperiodiche, ed in particolare alla durata delle fasi di esposizione alla luce o al buio. L’integrazione di queste funzioni è resa possibile dal normale funzionamento di oscillatori o sincronizzatori biologici, verosimilmente localizzati a livello ipotalamico. La secrezione della melatonina, sensibile alle variazioni luce-buio, possiede probabilmente un pattern bimodale, dettato dalla presenza di un oscillatore per la luce ed uno per il buio. Alterazioni del ritmo di secrezione di questo neuroormone sono state documentate a carico tanto della CH (ridotti livelli notturni) che della SAD (ritardi di fase), e la possibilità di normalizzarne il ritmo di secrezione con la fototerapia rappresenta un ulteriore motivo di affinità fra queste forme cliniche. La melatonina potrebbe quindi rappresentare un marker di patologia discronica da utilizzare nella diagnosi e nel monitoraggio della risposta a trattamenti farmacologici in pazienti con CH o disturbi dell’affettività .