NUTRIMENTO DEL CERVELLO
In confronto anche alle specie più evolute l'uomo ha un numero di cellule nervose, una massa cerebrale e un'intelligenza di proporzioni impressionanti. Gli altri apparati (muscolare, circolatorio, digestivo) sono invece molto vicini, come struttura e funzioni a quelle della scimmia, del cane e degli altri mammiferi. La felicità di un uomo è in grandissima parte legata a un buon funzionamento del suo sistema nervoso. In condizioni di non malattia la funzione nervosa è influenzata dall'ambiente esterno soltanto da due meccanismi: uno, ben studiato è quello dei rapporti interpersonali ed intersociali; l'altro sorprendentemente poco noto, è quello correlato con l'alimentazione. Con i suoi miliardi di cellule nervose, con le sue centinaia di miliardi di interconnessioni tra cellula e più cellule, il nostro cervello funziona fra l'altro grazie alla presenza dei cosidetti "neurotrasmettitori", cioè di sostanze chimiche specifiche capaci di trasmettere da cellula a cellula l'impulso nervoso. Più esattamente ciò avviene a livello di particolari raccordi, chiamati sinapsi: la trasmissione dell'impulso nervoso tra cellula nervosa o tra cellula nervosa e cellula effettrice non nervosa (ad esempio una cellula muscolare) avviene tramite l'immissione, da parte della cellula, nell'intimo del raccordo, di un mediatore. Gran parte di questi trasmettitori vengono riassorbiti dalla cellula che li ha liberati e quindi riutilizzati: una quota di queste preziose sostanze va però perduta; nessuna di queste può essere costruita ex novo dall'organismo: sono tutte di derivazione alimentare, nel senso che l'organismo deve sintetizzarli
partendo da alcuni componenti alimentari. Data la indispensabilità di questi mediatori, è predisposta tutta una serie di meccanismi di salvaguardia per cui di fronte a una carenza alimentare, l'organismo è capace di trovare risorse di emergenza, sempre nell'ambito della dieta; oppure utilizza addirittura una parte dei tessuti meno nobili (adipe, masse muscolari), salvaguardando la funzione nervosa dai danni legati a squilibri alimentari. Tutto questo è vero fino ad un certo punto, ed è valido entro certi limiti di entità e di tempo. È sicuro che, specialmente in certe fasi evolutive, specie quando l'organismo è sotto sforzo "plastico" (cioè quando richiede molte e particolari sostanze per il suo accrescimento e sviluppo) carenze o squilibri dietetici provocano danni al patrimonio dei neurotrasmettitori. È sorprendente come non venga sufficientemente illustrato ai non competenti in scienze biomediche, come una alimentazione povera in senso lato, abbia ripercussioni anche catastrofiche proprio sull'insostituibile strumento di benessere e di lotta per la sopravvivenza, qual è appunto il cervello. Insomma, l'uomo non medico deve sapere che il suo sistema nervoso può essere lesionato anche pesantemente, specie nell'età evolutiva, da una alimentazione incongrua. La malnutrizione è certo l'attentato più insidioso al suo potenziale nervoso, alla sua intelligenza, al suo carattere. L'indigenza provoca malnutrizione, la malnutrizione a sua volta provoca miseria fisica e intellettuale. Fortunatamente ciò si verifica sempre meno nell'epoca attuale.
L'alimentazione proteica di origine animale (carne, latticini), garanzia di normale sviluppo psichico e nervoso, è di gran lunga più costosa di quella cerealicola (notoriamente responsabile di rallentamento dello sviluppo somatico e intellettivo). Da qui scaturisce in tutta la sua evidenza come la malnutrizione poteva costituire, e lo può anche oggi in non pochi paesi, un mezzo insuperabile di dominio, in quanto accoppia la efficacia alla economicità. Ben note sono la prestanza fisica, la fierezza dei pellerossa, il senso di indipendenza dei nomadi, dei marinai, dei pastori, a nutrizione a base di proteine animali (carne e latticini). Altrettanto nota è la decadenza fisica e psichica, per esempio dei marinai che hanno rinunciato alla loro vita avventurosa (e anche al loro cibo a base di pesce) e si sono messi a coltivare e a mangiare prevalentemente grano e mais. La statura media della popolazione europea (e specie di quella italiana, ad alimentazione tradizionalmente cerealicola) è cresciuta rapidamente in parallelo al maggior consumo di carne. Gli effetti della dieta sui neurotrasmettitori costituisce una informazione irrinunciabile per la comunità, anche se, come tutte le informazioni a spiccata angolatura specialistica, la divulgazione è difficile e non di rado malintesa. Il problema di come la malnutrizione in genere (o diete carenti di particolari componenti quali, ad esempio, le proteine) possano influire sul nostro cervello non è nuovo. Tuttavia, solo recentemente i neurobiologi, cioè gli scienziati che studiano i diversi aspetti chimici, fisiologici e clinici del sistema nervoso, si sono chiesti se perfino la dieta di tutti i giorni possa influenzare la funzione cerebrale. Negli ultimi anni si è giunti alla conclusione che fluttuazioni normali della nostra dieta giornaliera possono influenzare non solo la funzione cerebrale ma anche mutare aspetti particolari del nostro comportamento, quali ad esempio il sonno. Il meccanismo è semplice in quanto si tratta di un'azione diretta delle sostanze percorritrici di tre elementi chiave per il cervello. I tre "precursori" esaminati finora sono il triptofano, uno degli aminoacidi essenziali, che si trova in molti alimenti quali il latte, il formaggio, la carne ed i vegetali; la colina (la lecitina delle uova e della carne è una delle sorgenti di colina, l'altra sono le proteine poiché la colina viene sintetizzata nel fegato partendo dagli aminoacidi) ed infine la tirosina, derivata o dalle proteine o dalla fenilanina di origine alimentare.
Ognuna di queste sostanze viene captata dal cervello dal sangue e rapidamente trasformata in una o più delle "sostanze segnale", cioè nei "mediatori chimici" che sopraintendono ad una serie di funzioni essenziali comprendenti sia il comportamento che il tono affettivo. Il triptofano, ad esempio, si trasforma nel cervello in serotonina, la colina in acetilcolina e la tirosina nelle catecolamine, quali la noradrenalina.
La dieta può alterare la concentrazione del triptofano nel sangue: quando è ricca di proteine e perciò di triptofano, la concentrazione di questo aminoacido nel sangue aumenta senza però variare i livelli di questo o della serotonina nel cervello. Tale mancato effetto è dovuto al fatto che, parallelamente, aumenta nel sangue anche la concentrazione di altri aminoacidi che per così dire impediscono il passaggio del triptofano al cervello. La presenza di un altro componente alimentare, gli zuccheri, facilita il passaggio del triptofano producendo un aumento parallelo di questo nel sangue e nel cervello. Tale effetto è probabilmente dovuto all'insulina che facilita il trasporto di tutti gli altri aminoacidi, eccetto proprio del triptofano, negli altri organi escluso il cervello. Un aumento della concentrazione cerebrale del triptofano produce immediatamente un aumento della produzione della serotonina in cellule nervose localizzate in regioni ben definite del sistema nervoso centrale.
La serotonina è coinvolta nel controllo di importanti funzioni quali il sonno, la sensibilità al dolore, la fame, la funzione sessuale, la liberazione di ormoni epifisari e perfino nell'apprendimento, nel meccanismo d'azione delle droghe allucinogene come ad esempio 1'LSD e forse anche nell'insorgere delle depressioni. Poiché ormai sembra dimostrato il fatto che il livello cerebrale di serotonina, acetilcolina e catecolamine può essere variato dalla dieta, molti neurobiologi si sono diretti verso lo studio di tale effetto sulla fisiologia umana e sul comportamento. Pare, ad esempio, che la somministrazione di triptofano sia in grado di facilitare o addirittura indurre il sonno non solo nei topolini ma anche in certa percentuale di individui sofferenti d'insonnia. Il solo fatto che livelli di "precursori", come il triptofano o la colina possano modificare e controllare la produzione dei "mediatori" (come la serotonina o l'acetilcolina) è non solo importante per i fisiologi ma pure molto promettente in campo clinico.