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Clemenza
Parole che aiutano è un’iniziativa di Alleanza Cefalalgici volta, attraverso la stesura di un manoscritto con parole selezionate o a scelta, alla pubblicazione in un libro.
Qui le info:
https://www.cefalea.it/parole-che-aiutano.html?fbclid=IwAR3dywZEZYeAuq9MNxMLSAuARpk0Q37KKC2tOgw-UXlHgmVBKHLtE0F4U-INon sono capace a lasciar andare il cuore di queste parole, non le consegnerò e le lascio qui dove ho racchiuso l’altra me.
Nei miei diari spesso compare la clemenza come atto di perdono e compassione. Verso di me, verso l’altra me e verso chi amo. In questi anni nulla è cambiato, vivo sopravvivo, cado e resisto.
Clemenza
Come uno svincolo che non puoi scegliere perché hai solo quella via, un sentiero selvaggio.
Mentre lo incammini ti accorgi di quanto il mondo ti faccia male, ti esplode dentro con le sue luci, con i suoi rumori e le sue urla e non hai un rifugio nemmeno dietro l‘ombra nascosta del mondo. Hai l’isolamento, il silenzio che vorresti mangiare ma non puoi sei già sazia di tutto. Resisti.
Come il tempo che non sai mai come sarà perché rubato dall’impotenza del non fare le piccole e le grandi cose. Così rimandi ad un altro giorno con la speranza di essere compresa, sai dentro di te quanto i silenzi di chi ti circonda siano lunghi discorsi, quanto quello sguardo sottratto dal tuo sia una rassegnazione. Una lama ti attraversa e sanguini. Ascoltati.
Deludente perché incompleta manca di compassione e del piccolo e fugace imbarazzo che un disagio comporta, diventato oramai, un vestito scomodo cucito sulla tua persona dove sai nonostante tutto, che nulla andrebbe sprecato di quei fili volanti, degli strappi e delle toppe per tenerlo unito. Il dolore non è mai raffinato. Amati.
Come un amore lontano terra e acqua, abbatti le assenze con la tenerezza di chi si rialza sorridendo nonostante le ferite della catena che ti permette di muoverti quando si allenta ma mai davvero sei libera di godere perché hai sempre il tuo mondo, abitato da te ma non sei un eroina, sei una guerriera battuta. Le armi sono spezzate ed hai solo lo scudo. Sii la tua battaglia.
Come un muro crepato, sopravvissuto al più forte degli assedi, eppure rimane dritto, fiero e invalicabile. Solo da vicino tra una pietra e l’altra avverti gli spifferi, tocchi la sabbia annerita, senti il profumo della condanna e riesci a vederlo mentre cade e immagini gli anni passare, la pioggia cadere e il verde coprire le macerie. Credi nella speranza.
Divina come l’inclinazione di un anima eletta, infinitamente egoista chiede anche i respiri nel sonno che riesce a rubare. Le ore notturne sono i passi interrotti della gioia. Puoi incontrarla se ti perdoni.
Come un viso alla quale racconti di bisogni e cortesie ma si aggiungono rughe sgraziate, smorfie incontrollate da torture invisibili. Segni di mani contorte che cercano, affondano la loro follia nella tua carne. Pulsa sempre più forte fin nello stomaco e scende giù ai piedi lungo le gambe pesanti per atterrarti e uccidere quel giorno. Quel giorno tu non vivrai. Cercati.
Clemenza come un ristoro, una tregua, una liberazione, una giustizia. Io non sono il dolore.
Maria